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La sensazione è quella di essere usciti da ore di lavaggio e centrifuga. Stamattina sono appeso al mio stendipanni, striminzito, ancora infradiciato, in attesa di asciugarmi e riprendere una forma. Fa male. Quando perdi così una semifinale di Champions League diventa inevitabilmente un tutti contro tutti, scatta la caccia al colpevole e soprattutto si evidenziano tutte le fasi negative e gli errori cronici.
Se i primi due saranno esercizi ai quali non mi sottoporrò, su fasi negative ed errori cronici invece ci spenderò qualche minuto.
Non vuol essere una gogna, non è da me. Ma un tentativo di ragionamento insieme ai lettori, il fare del mantra “a volte si vince, a volte si impara..” un qualcosa di concreto. Parto dalla frase che ha fatto tanto infuriare i tifosi rossoneri, per andare poi a cascata su diversi temi. “Fino al 7′ l’Inter non era entrata nella nostra area di rigore, poi al 7′ ha fatto goal… è chiaro che noi dovevamo essere molto più attenti”. In quest’epoca social di meme e citazioni, la frase è stata ovviamente decontestualizzata, visto che era all’interno di un discorso sulla superiorità dell’Inter nel primo tempo, comunque probabilmente infelice, ma sempre decontestualizzata. Tra l’altro, effettivamente, rivedendo l’intero match ieri notte in tv per analizzarlo con cognizione di causa, ci si rende conto di come l’inizio sia “frastornato” per entrambe, una serie infinita di appoggi fuori misura e sbagliati, tanta tensione e poca lucidità e idee di gioco.
Poi il fattaccio, tutto molto semplice e con naturalezza: Tomori su Dzeko, Calabria su Dumfries. Basta mezzo blocco, incrocio dei due e Dumfries lo insegue Tomori, mentre Calabria viene investito da Dzeko. 1-0. In 18 mesi, 3 derby vengono sbloccati da calcio d’angolo, un dato che infierisce ulteriormente. Da quel momento crollo mentale, totale. Sparisce ogni traccia di piano gara e si torna a vedere quel Milan che contro le 4 idee ben radicate (e ben realizzate..) del gioco di Inzaghi, fa acqua da tutte le parti. Ancora non si è capito come contrastare questa Inter, che con grande facilità ti fa aprire con i quinti che stanno larghissimi (Di Marco-Dumfries), che trovano con estrema naturalezza la regia offensiva di un Edin Dzeko in versione maxi e che va dentro con le mezz’ali come lame nel burro. Il secondo goal ne è la chiara dimostrazione, imbucata con Di Marco che taglia Calabria, palla in mezzo e inserimento di Mkhitaryan. 2-0. Buio completo.
Si soffre maledettamente questa Inter, che riesce a far ampliare al Milan le distanze tra reparti, a scollare un po’ le maglie e soprattutto a trovare sempre e comunque la linea di passaggio con semi praterie a disposizione. Questo anche grazie alla qualità che hanno nei piedi i loro 3 di centrocampo, vero ma anche per colpe rossonere. Le statistiche parlano chiaro: 57% possesso di palla Milan per un 1.06 di Expected Goals, a differenza dell’Inter che con un 43% ha un xG di 2.12, nettamente superiore.
L’Inter trova spazi ovunque, crea un fiume di occasioni, infierisce con gli inserimenti di Barella e Mkhitaryan dentro e confonde il ditkat “Bennacer a schermare”, sostitutendo Brozovic con Hakan Calhanoglu che si porta dietro l’algerino allargando ulteriormente le maglie rossonere a favore degli inserimenti nerazzurri. Questo è uno dei passaggi chiave, perchè quando Inzaghi ti toglie il play tradizionale, devi lasciare libero Isma dietro ad impostare ed incollargli Krunic, ma si sa..siamo tutti allenatori col senno di poi.
Il possesso palla Milan è sterile, l’Inter viene alta e chiude ogni linea di passaggio ai rossoneri, dopo 11′ sei sotto di 2, ogni piano gara è andato a ramengo, e non trovi spazi nemmeno a pagarli. Aggiungiamo che quando si è costretti a forzare la giocata (praticamente sempre..) non riesce mai e la frittata è fatta.
Un primo tempo che poteva finire in tragedia, tanto più con l’infortunio di Bennacer (dovrà operarsi), ma il Var e san Maignan ci tengono in gara. Sì, nel secondo qualcosina di meglio, ma era il solito leitmotiv: Milan sterile davanti anche nelle occasioni concrete, nerazzurri che quando venivano giù facevano tremare le gambe. Vedi occasioni di Dzeko (ancora sia lodato Maignan) e Gagliardini. Certo, emblematiche le sostituzioni, con Inzaghi che può cambiare Dzeko e il numero 20, con Lukaku e Brozovic, rossoneri che son costretti a mettere tenere in campo tutto il match un Giroud sulle gambe. Quest’è.
Approcciata male? Sicuramente, anche se più che quello, il rammarico è aver perso ogni tipo di lucidità dopo il gol a freddo. Dal 7′ in poi, non è esistito nessun piano gara e nessuna reale opposizione tattica alle idee nerazzurre. E il ritorno? Ci sono 90′, nulla è impossibile, ma andrà preparate in maniera completamente diversa e approcciata con intelligenza. E per il resto – ahimè – bisognerà affidarsi alla tattica offensiva al momento più efficace, palla a Rafa Leao e incrociamo le dita.
Sempre se sarà del match.
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