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Fallimento Manchester United, fallimento Ajax. Con le dovute proporzioni, ma la notte di Champions ci dice questo. E’ pesante l’eliminazione agli ottavi dei Red Devils, non tanto per quel che ci si aspetta da una squadra che sembra sempre più un’accozzaglia di giocatori con una gestione, quella di Rangnick, non particolarmente illuminata, ma perché si giocava il ritorno in casa e dopo tante delusioni aveva l’imperativo categorico di superare il turno. Così non è, e Cristiano Ronaldo, praticamente un fantasma per tutta la partita, deve ingoiare un’altra pesante delusione, passando in pochi anni da vincere la Champions a un’eliminazione ai quarti e poi, clamoroso, tre di fila agli ottavi per chi ha tutti i record possibili in questa competizione. Ma l’Atletico Madrid si esalta in queste notti, sa soffrire, possiede un’amalgama di squadra che è ormai quasi diventato una vera e propria anima. Tanto che non importa chi gioca, ma se ti allena il Cholo, anche nella stagione più complessa della sua gestione ultradecennale, i risultati e le prestazioni arrivano. I colchoneros, spesso, vincono senza farti capire come hanno fatto: due, tre occasioni al massimo, ne sfruttano una se possibile sbloccando i giochi, poi gestione, difesa oculata e ripartenze. La sensazione è che l’essenza vera del calcio sia proprio questa.
Questa, sì, e non quella dell’Ajax che si specchia così tanto che finisce per distrarsi e andare a casa. Il Benfica, strenuo nel pareggiare 2-2 all’andata, gioca una partita seria, resta sempre a contatto e concede pochissimo ai lancieri, che comunque continuavano a giocare senza scomporsi. Peccato che a scomporsi sia Onana, il portiere che il prossimo anno giocherà all’Inter, che tenta un’uscita spericolata e subisce gol da Nunez a pochi minuti dalla fine. Quando a Ten Hag non basta il tempo per riorganizzare una squadra che gioca in un certo modo e non sa cambiare in corsa spartito, e che se comincia a tentare i lanci lunghi non capisce più nulla. I lusitani, invece, con umiltà e abnegazione hanno accettato di non giocare benissimo e di focalizzarsi sulle ripartenze, trovandosi ai quarti. La maledizione degli olandesi continua, visto che da ventisei anni non vincono in casa nell’eliminazione diretta. Quella del Benfica, ai quali Bela Guttmann lanciò l’anatema secondo il quale questa squadra non avrebbe più vinto una Coppa dei Campioni. Siamo ormai a sessant’anni da quelle parole, ma questa volta c’è ancora speranza per la squadra di Lisbona.
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