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“I need to be myself”, cantavano gli Oasis. E Liam e Noel, in tribuna al Do Dragao, hanno assistito al tracollo di un Manchester City e di un Pep Guardiola che è stato se stesso fino alla fine nella finale di Champions League vinta dal Chelsea con gol di Havertz. Ma non sono pochi ad aver alzato un sopracciglio sulla formazione iniziale: Gundogan, de Bruyne e Bernardo Silva a centrocampo con Fernandinho in panchina e Mahrez, Sterling e Foden davanti. Alla fine vincono i blues, mai veramente insidiati da un Manchester City che dalle parti di Mendy si è affacciato poche volte e con poca pericolosità , se non per un tiro respinto di Foden e una conclusione imprecisa nel finale di Mahrez. La terza finale di Champions League tra squadre inglesi sorride alla squadra più pragmatica, unita e capace di far fronte alle difficoltà : si parte con l’infortunio di Thiago Silva, passando per due reti sbagliate in avvio di gara da Werner. Eppure, il Chelsea c’è, fa la partita e costringe il City a soffrire la mancanza di un filtro in mediana. La rete di Havertz è un capolavoro: Mount si accentra, vede un corridoio e sfrutta la disattenzione di Zinchenko che lascia una autostrada all’ex Bayer Leverkusen, che firma l’1-0.
Una finale che non smentisce però il percorso delle due squadre. City e Chelsea hanno subito solo quattro gol nel percorso che ha portato alla finale: si tratta del totale più basso per le due finaliste da quando Barcellona (quattro gol subiti) e Arsenal (due) si sono sfidate nel 2006. Una sola rete, ma soprattutto poche occasioni. E’ il successo di Antonio Rudiger, protagonista anche dello spiacevole scontro con de Bruyne che ha costretto il belga alla sostituzione. Ma al di là di un episodio che può ricordare quello analogo tra Sergio Ramos e Salah nella finale del 2018, l’ex Roma è stato uno dei grandi protagonisti di questa cavalzata. Come del resto Kante, vero man of the match e uomo ovunque. E’ stato probabilmente lui il più forte calciatore in campo, col palcoscenico lasciato ad altri. Ma la Coppa porta la sua firma. Non porta invece la firma di Sergio Aguero che all’ultima partita giocata con la maglia del Manchester City esce dal campo con le lacrime. Ad attenderlo ora c’è Messi e il Barcellona, poi la Nazionale per la Copa America. Ma la delusione di stanotte sarà difficilmente dimenticarla.
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