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Da un lato chi la Champions League l’ha vinta (Chelsea) e chi l’ha vinta un numero spropositato di volte (Real Madrid). Dall’altra chi il primo successo lo deve ancora firmare: Manchester City contro Paris Saint Germain, derby dei petroldollari e delle due nuove potenze del calcio europeo affacciate sul panorama da una decina di anni. Sufficienti per stravolgere il quadro del calcio continentale ma non per trionfare in Champions League. La semifinale tra Mbappé e de Bruyne va letta così, come l’occasione per cambiare la storia di un club. Pep Guardiola raggiunge la sua prima semifinale sulla panchina del Manchester City, sfatando il tabù dei quarti di finale nonostante la paura iniziale sul campo del Borussia Dortmund. Dopo il 2-1 dell’andata a favore dei Citizens, è il Dortmund a passare in vantaggio al 15′: Haaland è in ombra, ci pensa Bellingham, classe 2003, secondo diciassettenne in gol in Europa dopo Musiala a testimonianza di una gioventù che in Germania trova terreno fertile. Ma dal gol del baby, il Dortmund non alza più la testa. Alza il braccio invece Emre Can che al 55′ regala un calcio di rigore al City e commette la seconda follia del doppio confronto dopo l’errore del primo gol all’Etihad Stadium: Mahrez dagli undici metri non sbaglia e dà il via alla rimonta completata dal solito Foden al 55′. Il City torna in semifinale, come nel 2015-16, lo fa per la prima volta con Guardiola e spera davvero.
Come spera il Real Madrid che dovrà vedersela contro un Chelsea che non sembra all’altezza per impensierire i blancos. Ad Anfield Road contro il Liverpool termina 0-0 e tra l’imprecisione dei reds e i miracoli di Courtois, la squadra di Zidane può godersi la qualificazione alla semifinali. Il Real Madrid torna dove gli compete. Dopo aver raggiunto almeno le semifinali per otto stagioni consecutive dal 2010/11 al 2017/18, i blancos sono usciti agli ottavi delle ultime due edizioni. Stavolta, non riesce il miracolo al Liverpool che senza Kop e van Dijk non ripete la rimonta inflitta al Barcellona due anni fa. Manchester City, Psg, Chelsea e Real Madrid. Abramovich l’ingresso di ieri, Al Khelaifi e Khaldoon Al Mubarak quelli di oggi e poi c’è Florentino Perez, che vede rinnovare il suo mandato fino al 2025. In quattro fanno quattordici Champions League vinte, tredici sono del Real Madrid, veterana conservatrice di una Champions League che può passare il testimone a nuove corazzate.
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