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La partita più importante degli ultimi 13 anni di storia nerazzurra è alle porte. 10 days to go. Il 10 giugno Istanbul aprirà le porte a Manchester City-Inter per l’ultimo atto della Champions League 2022/2023. Ma come arrivano i nerazzurri a questo appuntamento con la storia? In che modo giocheranno?
Ci sono parecchie certezze. Tre su tutte: la forma fisica, la libertà mentale e la formazione. Certezza numero 1. L’Inter corre, tanto, insieme e bene. Copre ogni centimetro di campo con corse intelligenti negli spazi e raddoppi. Le ultime prestazioni hanno dimostrato una superiorità fisica nerazzurra sia dal punto di vista dei km percorsi nel match che d’impatto individuale sulla gara. Tradotto: strapotere fisico. Lautaro e compagni corrono di gran carriera e sono anche liberi di testa dopo la grande vittoria nel doppio Derby. Aspetto importantissimo in una finale di questo peso. Le pressioni, inutile dirlo, sono a mille per tutte e due le squadre. Ma il City arriva alla resa dei conti con la storia da super favorita e – sentendo pareri, opinioni e sensazioni – è quasi una formalità che alzi la Coppa dalle grandi orecchie. Ha tutto da perdere insomma. Se non arrivasse al traguardo sarebbe un fallimento. L’Inter ha tanto da dimostrare a sé stessa ma molto meno al mondo. È arrivata dove nemmeno le più rosee previsioni di inizio anno avrebbero puntato. È lì, a un passo da un qualcosa che sarebbe leggendario. Più del 2010. Il sogno finale deve essere quindi vissuto come tale appunto. Un sogno. Da godersi dall’inizio alla fine. Questo scompenso emotivo tra i Citizens e l’Inter, in una gara secca può essere determinante nell’andamento della stessa.
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Altra certezza quasi granitica. Modulo e undici titolare, da recitare come una filastrocca. Intoccabile il quartetto Onana-Darmian-Acerbi-Bastoni. Scontato anche l’impiego dal primo minuto delle due frecce Di Marco e Dumfries con Gosens prontissimo a subentrare. Il terzetto di centrocampo nasconde un dubbio. Sicuro di una maglia da titolare c’è solo Barella. Calhanoglu, Brozovic e Mkhitaryan si giocano gli altri due posti. Dando per quasi certo il pieno recupero dell’armeno, Simone Inzaghi post derby di Champions aveva detto che il numero 22 si era guadagnato sul campo il diritto di giocare le due finali. Ma ad oggi non possiamo dare per certa la sua titolarità, anzi. Calhanoglu gioca in patria, ha sostituito Brozovic egregiamente nei mesi in cui il croato era infortunato e ha fatto giocare benissimo la squadra da regista. Brozovic è in totale ascesa. Il suo livello di gioco è tornato altissimo. Guardare la partita contro l’Atalanta per credere. Recupera palloni in quantità industriale e dà il ritmo a tutta la squadra. Se dovessi scommettere un euro lo punterei sul centrocampo con doppio play, formato da Barella Brozovic e Calha. In attacco è già tutto scritto. Nonostante la forma straripante di Romelu Lukaku, Inzaghi si affiderà alla coppia che gli ha dato più garanzie nell’arco dell’intera stagione: Lautaro-Dzeko. L’allenatore userà il cannone belga sicuramente a partita in corso per ripartire e mettere sotto pressione la difesa di Guardiola.
Le 3 certezze dell’Inter autorizzano i tifosi a fantasticare, vagare con la mente, rivivere emozioni sopite ma mai dimenticate. Per superare uno scoglio così alto ci vorrà di tutto. Testa, cuore, unione, coraggio. E che la Dea Fortuna baci lo stemma nerazzurro prima dell’inno della Champions League, of course! 10 days to go e poi sapremo. Destiny is calling.
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