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Ne servivano quattro, sono arrivati. E qualcosa fa pensare che se ne fossero serviti sette, i Reds ne avrebbero potuto segnare anche otto. Ad Anfield Road va in scena il nuovo gioco di prestigio del mago Klopp e la vittima è un Barcellona che ancora una volta, piuttosto, è un flop e si sfalda completamente al ritorno dovendo difendere un risultato estremamente vantaggioso. Del resto, a Liverpool tutto può succedere, anche che una squadra priva di due attaccanti titolari come Firmino e Salah possa anche solo pensare di ribaltare quel 3-0 tanto duro quanto ingeneroso subito all’andata. Può succedere, per esempio, che Origi firmi un’incredibile doppietta in una semifinale di Champions League, e che il gol della qualificazione arrivi in un modo tanto incredibile quanto beffardo per una squadra, quella ospite, che mentalmente e tecnicamente non sembrava -almeno nelle riflessioni della vigilia – potesse subire così tanto la pressione portata dai Reds in un inizio di secondo tempo da favola.
KLOPP DISEGNA L’IMPRESA – Jurgen Klopp si fa beffe delle analisi e dei pronostici e si conferma ancora una volta uno dei migliori allenatori del decennio. Mai eliminato in un doppio confronto in Champions League, riesce ad alimentare questa statistica anche dopo aver subito un 3-0 per nulla meritato il primo di maggio. Lo fa attraverso il gioco, l’intensità , ma soprattutto curando la mentalità dei propri calciatori, anche quella di alcuni panchinari di lusso che stasera sono stati chiamati in causa e hanno risposto alla grande. Wijnaldum in questa stagione ha pian piano visto diminuire il proprio minutaggio e all’andata era stato tra i protagonisti in negativo, schierato da falso nueve e apparso un pesce fuor d’acqua. L’olandese stasera si accomoda ancora una volta in panchina, ma viene scelto dall’allenatore tedesco già a inizio ripresa, nel ruolo più congeniale di mezzala. Ed è partendo dal cuore del campo che arriva la strepitosa doppietta che in meno di cinque minuti sposta la geografia europea, avvicinando Liverpool a Madrid più di quanto non lo sia Barcellona. Prima e dopo ci pensa Origi ad aprire e chiudere una serata storica, cominciata con un errore clamoroso della difesa blaugrana e terminata allo stesso modo, e con il belga a colpire una squadra che viene ferita ancora una volta a un anno di distanza dall’incredibile rimonta subita dalla Roma. E c’è un altro filo diretto a unire queste due rimonte epiche, vale a dire Alisson, che un anno fa difendeva i pali della Roma contribuendo sensibilmente allo storico 3-0 dell’Olimpico e che stasera ha tenuto a galla i suoi a cavallo tra primo e secondo tempo con due parate strepitose.
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SALDARE I CONTI – Ma al di là dei demeriti di Messi e compagni, questa è la notte che restituisce al Liverpool tutto quello che il destino aveva tolto loro nelle ultime settimana: la Premier, ormai però nelle mani del Manchester City, e per un solo punto, e la finale di Champions, dopo il 3-0 del Camp Nou di sei giorni prima che sembrava aver reso il ritorno una formalità per i catalani. Se il campionato inglese non è più nelle mani dei Reds a 90′ dal termine, il Wanda Metropolitano diventa realtà dopo la rimonta da urlo di stasera. Dal primo maggio al primo giugno, in un mese si sta ribaltando il mondo: vincere a Madrid sarebbe il coronamento di alcune grandi stagioni sia per il club inglese che per Jurgen Klopp, finalista perdente in altre due occasioni tra cui l’ultima edizione e in una terza finale, in questo caso di Europa League. E i conti col destino, a lungo come a breve termine, sarebbero saldati con gli interessi.
LEGGENDA LIVERPOOL. MA IL MITO DEL BARCELLONA NON ESISTE PIU’
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