Dal 20 maggio al 18 settembre, dall’Olimpico a San Siro, dal campionato alla Champions. E soprattutto, da Vecino a Vecino. E’ delirio Inter al ritorno in Coppa dopo sei lunghissimi anni di assenza e non poteva che essere una partita pazza quanto inspiegabile quella contro il Tottenham, che c’ha anche messo del suo affinché la serata nerazzurra prendesse una piega diversa rispetto a un copione simile a quello già visto spesso in questo avvio di campionato.
CATTIVI PRESAGI – Delusione, scoramento, imprecisione e qualche fischio: i fantasmi di sabato pomeriggio tornano prepotenti all’ora dell’aperitivo di un martedì che in principio doveva essere di festa. La fiducia, venuta meno negli ultimi giorni, era comunque ancora giustificata dall’adrenalina del ritorno (per pochi) o dell’esordio (Icardi e Handanovic su tutti) in Champions. Dopo un primo tempo in cui gli Spurs si rendono più pericolosi, al 53′ un gol non troppo pulito di Eriksen sembra poter spegnere in un attimo l’atmosfera del Meazza, che torna ad assistere a una miriade di errori in campo e a una confusione generale della squadra che non può incoraggiare o trascinare.
GLI ESORDIENTI – Icardi e Handanovic all’esordio, dicevamo, ma sono proprio loro a risultare decisivi: il portiere riesce a salvare più volte i suoi, mentre l’argentino, dopo non aver visto palla per 85′, si inventa un gol magnifico su un assist altrettanto geniale di Asamoah. La botta al volo del numero 9, improvvisa e forse disperata, è la miccia che innesca un inferno nel finale. Rispetto a quattro mesi prima contro la Lazio, sono cambiate tante cose: De Vrij non è più un avversario e le aspettative sono maggiori. Allo stesso modo, però, l’Inter diventa feroce una volta raggiunto il pareggio e mette paura ai Cows.
POCHETTINO COME SPALLETTI – E’ proprio in questo pazzo finale che Mauricio Pochettino perde la lucidità e sostituisce Kane per Rose. Una mossa troppo difensiva che spinge i nerazzurri ad attaccare ulteriormente: la squadra di Spalletti, però, ha fatto propria una lezione impartita la scorsa primavera e riesce a farla fruttare a proprio favore. Alla mente torna Inter-Juventus, quando il tecnico di Certaldo sostituì Icardi nel finale sul 2-1: bastarono pochi minuti per il folle uno-due bianconero che mise di nuovo in discussione il quarto posto. Come allora, oggi: i padroni di casa fiutano il timore dei londinesi e si gettano in avanti con la consapevolezza di poter scrivere una pagina di storia. Ed è da un calcio d’angolo che si consuma il dejavu.
USARE LA TESTA – Era l’81’ di Lazio-Inter e da un corner di Brozovic la zuccata di Matias Vecino regalò la Champions ai nerazzurri: l’uruguaiano è ancora una volta l’uomo del destino (come Perotti nella scorsa stagione per la Roma) e sempre di testa al 91′ di una pazza serata milanese trova il gol che può cambiare nel suo piccolo gli equilibri di un girone di acciaio più che di ferro, e forse di un’intera stagione iniziata troppo male per essere vera. Nella gioia incontenibile del Meazza, ancora una volta è il gregario che non ti aspetti a prendersi le copertine del giorno dopo. E a regalare un altro pezzetto di Champions.
Dicembre, il mese della verità, è un futuro ancora troppo lontano, ma il presente si chiama ancora una volta Vecino. E il sogno continua.