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Se lo merita, San Siro, un ottavo di finale di Champions League. Mentre si alzano le grida di chi vorrebbe demolirlo, lui si erge nella sua storia e, a cinque anni di distanza dall’ultima volta, tornerà ad ospitare una fase ad eliminazione diretta della coppa dalle grandi orecchie. Non lo farà con le sue figlie predilette, i cui tifosi tanto meriterebbero di tornare a calcare certi palcoscenici, ma se è vero che San Siro è la Scala del calcio, allora l’Atalanta di Gian Piero Gasperini non faticherà a sentirsi a casa. L’Atalanta si qualifica agli ottavi di finale di Champions League grazie al 3-0 inflitto allo Shakhtar Donetsk e scrive una pagina di storia a km di distanza da casa, a Kharkiv dove circa 500 tifosi bergamaschi hanno sfidato lontananza, freddo e geopolitica per poter dire un giorno “Io c’ero”. Lo potrà dire sicuramente Papu Gomez, che al Metalist Stadion ha giocato una sola stagione prima di sentire la nostalgia dell’Italia e di compiere quella che è stata di fatto la scelta più felice della sua carriera. La stessa nostalgia che devono aver sentito Pasalic e Muriel ma anche Gollini e Toloi, tutti ceduti all’estero dai precedenti club prima di tornare in Serie A sposando il progetto di un’Atalanta in procinto di entrare nella storia.
Un progetto che ha come artefice principale Gian Piero Gasperini, ormai nella storia assieme alla squadra che ha plasmato, costruito a sua immagine e somiglianza prima di consegnarla al grande calcio. In estate ha rifiutato la Roma, convinto di poter fare ancora tanto a Bergamo, ha chiesto rinforzi e su questi ha costruito una rosa capace di ben figurare in due competizioni. Parlare di big del calcio italiano ormai non è più tabù e a Nyon, lunedì 16 dicembre, ci sarà anche l’Atalanta tra le palline che i grandi di questo sport estrarranno per dare vita alla fase ad eliminazione diretta. Gasperini vuole godersi la sua prima volta, teste di serie avvertite.
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