Cinque lunghi anni lontano dalla panchina, cinque stagioni ad attendere la chiamata giusta, quella che desse grandi motivazioni e, soprattutto, rappresentasse una nuova sfida. Alberto Cavasin, panchina d’oro del 1999-2000 con il Lecce dei miracoli, riparte dalla League Two britannica. La nuova avventura porta il nome del prestigioso Leyton Orient, storico club londinese fondato nel lontano 1881 e oggi guidato dal presidente italiano Francesco Becchetti. Il tecnico trevigiano torna a parlare e a far parlare di sè in questa intervista rilasciata in esclusiva ai “microfoni” di Sportface.it. “Dopo venti stagioni da giocatore e altrettante in panchina – esordisce Cavasin – ho passati alcuni anni da semplice osservatore di calcio. Sono stato in Marocco, in Russia e in tante altre nazioni a seguire i campionati nazionali, tenendomi sempre aggiornato e rifiutando qualche offerta che non ritenevo adeguata. Fino alla chiamata del Leyton Orient“.
Come ha vissuto stati questi lunghi anni lontano dalla panchina?
“Dopo l’esperienza alla Sampdoria del 2011 ho deciso di staccare per un po’ dal campo. E’ normale, per un allenatore, vivere un periodo del genere, ma generalmente non dura così tanto. Mi sono preso una pausa dalla panchina, ma non dal calcio, che rimane la mia grande passione. Ho girato tanto, ho visto un’infinità di partite, mi sono documentato analizzando i metodi di alcuni allenatori che ritenevo degni di interesse. Mi sono divertito, ma adesso è tornato il momento di tornare ad allenare”.
Quando è arrivata la chiamata del Leyton Orient e come procede l’adattamento a Londra e al calcio inglese?
“Alcuni addetti ai lavori che conosco bene mi avevano paventato la possibilità di allenare il Leyton Orient, che era partito male nonostante le aspettative fossero ben altre. E’ stato creato un contatto con il presidente e abbiamo trovato l’accordo, di cui sono molto contento. L’adattamento? E’ un contesto totalmente nuovo per me: la mattina seguo un corso di inglese dalle 7 alle 9 e poi mi dirigo all’allenamento. In un paese straniero vi sono tante cose da imparare ed assimilare e ogni giornata è piena e lunghissima. Ma sto affrontando tutto con grande entusiasmo”.
Come è stato l’impatto con la nuova squadra, che ha visto esonerare il precedente allenatore dopo una decina di giornate?
“Un cambio di allenatore comporta sempre alcune problematiche, che cercherò di risolvere nel più breve tempo possibile. Ho trovato un buon gruppo, per nulla diviso e pronto a lottare per risollevarsi. Il valore complessivo rispetto alle altre compagini della League Two è buono; ritengo che riusciremo a sistemare questioni tecnico-tattiche a breve lasciando velocemente la zona bassa della classifica”.
Qual è il suo credo tattico e come pensa di inserire i suoi dettami nel calcio inglese?
“Attualmente la squadra è abituata a un classico calcio all’inglese, fatto di lanci lunghi e di gioco sulle seconde palle. Vorrei riuscire a portare qualcosa di diverso, con trame palla a terra, senza però trasformare del tutto ciò a cui la squadra è abituata. La voglia e lo spirito di gruppo sono di alto livello e sono fiducioso”.
Lei ha sempre puntata molto sulla forza del gruppo e sulla sua capacità di cementarlo. Sarà complicato inizialmente a causa della lingua?
“Per la lingua inglese mi sta dando una grossa mano Matteo Gerardo Festa, figlio di Gianluca Festa (ex difensore di Cagliari, Inter e Middlesbrough), che farà parte dello staff del Leyton Orient. Nel complesso è certamente un po’ più complicato, ma credo di aver già trovato una grande empatia con tutta la squadra”.
Il Leyton Orient vanta uno stadio (Brisbane Road) da quasi 10.000 posti con un buon numero di abbonati. Com’è stato l’impatto con il clima del calcio inglese? E’ come se lo aspettava?
“La cosa incredibile è che il Leyton Orient disputa la quarta divisione inglese ma, da questo punto di vista, non ha nulla da invidiare ad alcune società della serie B italiana. L’atmosfera è bellissima, si assapora ogni minimo dettaglio, dal manto erboso al clima tra tifosi. Vivere tutto ciò dall’interno è emozionante e sono lieto di farne parte”.
Quale momento ha cambiato la sua vita da allenatore e quale errore eviterebbe?
“Il momento magico per eccellenza è stato nel 1998, quando ero in macchina in direzione Gubbio, dove avrei dovuto firmare per il club umbro. E invece tutto cambiò in un attimo, mi chiamarono, cambiai strada e mi fermai a Cesena, dove iniziai quella grande avventura che ha un po’ lanciato la mia carriera. Errori che non rifarei? Nessuno, perché ogni esperienza è importante, anche quelle negative. Ho imparato qualcosa da ogni annata, sia positiva che negativa”.
Tornando per un momento a quel magico 1999-2000 e al suo Lecce, quali sono i primi ricordi a tornarle in mente?
“La società, la tifoseria, la squadra, fu un connubio perfetto. A prescindere dai risultati, Lecce viveva ogni partita con gioia e noi riuscivamo a giocare bene ed entusiasmare il pubblico. Ho ricordi bellissimi degli anni di Lecce, davvero unici”.
Quali sono i giocatori più forti che ha allenato e quali quelli che lei è riuscito a far rendere al meglio?
“Ai tempo del Lecce sicuramente ha vissuto il suo periodo d’oro Alessandro Conticchio, mentre nelle giovanili del Padova ho avuto la fortuna di allenare Alessandro Del Piero. Beh, Del Piero si può dire che non lo abbia scoperto nessuno, perché chiunque lo vedesse giocare rimaneva esterrefatto dalle sue qualità. Un predestinato…”.
Quali allenatori hanno segnato il periodo nel quale allenava in serie A e quali tecnici giovani, oggi, l’hanno sorpresa in positivo?
“Per quanto riguarda la prima parte della domanda farò dei nomi forse scontati, ma non posso non citare Ancelotti, Lippi, Ranieri e Spalletti, che, non a caso, hanno avuto grande fortuna anche all’estero esportando il nostro calcio. Tra i giovani ammiro Vincenzo Montella, ma la nota di merito va a Eusebio Di Francesco, che sta facendo un lavoro straordinario con il Sassuolo”.
Ultima domanda sugli obiettivi del Leyton Orient. Cosa le ha chiesto il presidente?
“La squadra è partita male, ma il presidente è convinto di aver costruito una compagine che possa puntare almeno ai Playoff e, a quel punto, alla promozione. Questo deve essere il nostro obiettivo. Adesso però rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di vivere alla giornata, perché bisogna iniziare a fare punti”.