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Per Carlo Tavecchio è arrivato il giorno del giudizio. Domani, nel consiglio federale convocato alle ore 12 a Roma, il presidente della Federcalcio conoscerà il suo destino dopo l’Apocalisse dell’Italia calcistica, vale a dire la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Dopo lo sfogo a “Le Iene”, Tavecchio non ha cambiato idea: il dirigente di Ponte Lambro non vuole dimettersi, bensì guidare la rifondazione. Qualcosa però è cambiato rispetto alla riunione di mercoledì scorso, quando i presidenti delle varie componenti avevano concesso fiducia a Tavecchio cona la sola eccezione del numero uno dell’Assocalciatori Damiano Tommasi.
La posizione della Lega Pro, in particolare, è ribaltata: sollecitato dalle società, il presidente Gabriele Gravina ha deciso di togliere l’appoggio a Tavecchio, che a questo punto rischia di decadere. Lo statuto della Figc, infatti, è chiaro: “Nel caso in cui venga meno per qualsiasi causa la maggioranza dei (venti, ndr) componenti il Consiglio federale aventi diritto di voto, il Consiglio federale ivi inclusi il Presidente e i Vice‐Presidenti decade, rimanendo in carica ai soli fini della ordinaria amministrazione”. Già privo dei tre consiglieri della Lega di A e del presidente della Lega di B, entrambe commissariate, il Consiglio dunque traballa. La Lega Pro ha tre rappresentanti: l’ex presidente della Figc Giancarlo Abete (che si dimise dopo il fallimento dell’Italia ai Mondiali del 2014) e Stefano Rosso, oltre ovviamente a Gravina. L’Associazione italiana calciatori ha quattro consiglieri: il presidente Tommasi, Umberto Calcagno, Simone Perrotta e Sara Gama. Se domani i sette rappresentanti di Lega Pro e Aic dovessero confermare in blocco la propria scelta e presentare le proprie dimissioni, il Consiglio resterebbe senza undici consiglieri e dunque Tavecchio decadrebbe a prescindere dalla posizione della Lega nazionale dilettanti del presidente Cosimo Sibilia, principale sostenitore dell’attuale numero uno della Figc. Anche tra i rappresentanti della Lnd, peraltro, c’è qualche indeciso, primo fra tutti il presidente della Divisione calcio a 5 Andrea Montemurro.
Tavecchio, insomma, resta per ora attaccato alla poltrona, ma lunedì all’ora di pranzo potrebbe venire “sfiduciato” e dunque essere costretto a fare un passo indietro. Le conseguenze? Da statuto federale il dirigente di Ponte Lambro potrebbe mantenere il ruolo di traghettatore verso nuove elezioni, da convocare entro novanta giorni. Se invece dovesse decidere di presentare anche le dimissioni, allora la palla passerebbe al Coni e il commissariamento diventerebbe inevitabile. Ma l’esito dell’Apocalisse è ancora tutto da scrivere e Tavecchio spera ancora di salvarsi.