Alzi la mano chi, al nove di dicembre, pensasse che la situazione del Napoli, partito per vincere lo scudetto e dare il più fastidio possibile alla Juventus, sarebbe stata questa. Alla vigilia di una partita che dovrebbe essere una grande festa e che potrebbe regalare gli ottavi di finale della Champions League, non una cosa che succede ogni giorno da quelle parti, si parla solamente del’avvicendamento in panchina. Perché Napoli-Genk, a meno di clamorosi di colpi di scena che sono sempre dietro l’angolo, sarà l’ultima di Carlo Ancelotti.
DIMISSIONI? PERCHE’ SAREBBE MEGLIO – In conferenza stampa il tecnico è stato abbastanza chiaro, ha fatto intendere che domani sera dopo la partita, qualsiasi sia il risultato, farà le sue riflessioni perché la situazione è ormai degenerata da diverso tempo e neanche la decisione di andare in ritiro prima di Udine ha cambiato le cose. Se domani sera davvero Ancelotti decidesse di dire basta sarebbe l’ennesima uscita elegante di un uomo apprezzato da tutta Europa per la sua onestà intellettuale e per il suo essere uomo tutto d’un pezzo. Perché ormai, a meno di un miracolo sportivo, la situazione sembra delineata: a volte è meglio staccare la spina anziché trascinarsi stancamente senza un antidoto o una medicina che possa far risollevare il paziente.
DISASTRO IN CAMPIONATO – Perché ventuno punti in campionato il Napoli avrebbe dovuto averli ottenuti in otto massimo nove giornate e invece li ha dopo quindici: settimo posto a pari con il Parma, che affronterà sabato al San Paolo, a -8 dalla Champions League, a -15 dalla Juventus, a -17 dall’Inter capolista. Un disastro impossibile da pronosticare e che invece è sotto gli occhi di tutti. Anche e soprattutto del presidente Aurelio De Laurentiis.
GRUPPO SPACCATO – Ancelotti paga perché è l’allenatore e perché ormai è evidente che non ha più in mano uno spogliatoio deflagrato anche per colpe non sue: l’ammutinamento dopo il match contro il Salisburgo, il non voler andare in ritiro è stato un gesto gravissimo da parte di Mertens e compagni che poi non hanno fatto nulla per rimettere in piedi la situazione, dando l’impressione di molta superficialità e poco attaccamento a questi colori.
GATTUSO, L’UOMO GIUSTO? – Il successore di Ancelotti dovrebbe essere proprio quel Gennaro Gattuso che i milanisti hanno rimpianto per diversi mesi, colui che con il suo lavoro e il suo essere milanista trasformò i rossoneri nell’essere una squadra credibile arrivando ad un punto dalla Champions League. Dopo 15 giornate di questo campionato Piatek e compagni sono a -9: numeri incontestabili. Si sa che l’ambiente di Napoli non è semplice, ma il carattere sanguigno di Gattuso si sposa alla perfezione con il contesto socio-culturale basti guardare cosa è successo con Mazzari e Sarri, due che di certo non fanno della calma la loro virtù. Tecnicamente Gattuso può rivalorizzare una rosa distrutta dopo questi quattro mesi horror. E magari potrebbe portarsi a presso anche Zlatan Ibrahimovic, suo grande amico, ma questo è un altro discorso.