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Fabio Capello ha parlato ai microfoni di Gazzetta.it e ha chiarito tutte le sue tappe principale della sua carriera. Il tecnico ex Real Madrid, Milan e Juventus ha voluto fare chiarezza anche sugli scudetti della Vecchia Signora: tema, come sappiamo abbastanza dibattuto da tempo.
Le parole di Capello: “Gli scudetti della Juventus sono 38. Noi abbiamo vinto sul campo, avevamo una squadra troppo forte e non ci serviva alcun aiuto. Io ho preso Ibra alla Juve e non sapeva calciare o colpire di testa… Guardate cos’è diventato. Van Basten aveva un problema di rincorsa sulle punizioni, me ne accorsi e una domenica dopo segnò da punizione. Fare schemi è facile, correggere errori una delle più difficili”. Per vincere serve passare anche dai fallimenti, spiega Capello: “Il ritorno al Milan è stato l’errore più grande della mia vita. Berlusconi mi aveva chiamato, verso lui avevo una riconoscenza che superava tutto. Chiesi a Florentino Perez di lasciarmi andare ma sbagliati tutto, campionato disastroso“.
Aneddoti speciali: “Nel febbraio 2007 decisi di mandarlo via, gli piaceva fare festa e coinvolgeva il gruppo. Un giorno Van Nistelrooy mi disse che nello spogliatoio c’era odore di alcol… Ed era vero. Ronaldo allora pesava 94 kg, gli chiesi di dimagrire ed arrivò a 92,5 (ride, ndr)”. Quindi il brasiliano passò al Milan: “Berlusconi mi chiama un giorno per chieder consiglio. Io glielo sconsigliai, dissi che era un festaiolo e pensava solo alle donne. Lui mi disse solo: ‘Ok, grazie Fabio’. Il giorno dopo: Ronaldo al Milan“.
Sui suoi modelli: “Quando giocavo Luis Suarez dell’Inter. Di allenatori ne dico tre: Giambattista Fabbri, Helenio Herrera e Niels Liedholm di cui mi piaceva la psicologia. Mi sento una fusione di loro tre”. Qualche giocatore con cui ha avuto meno feeling? “Con Gullit e Cassano ci siamo messi le mani addosso. Cassano prima di ogni partita ordinava le patatine fritte, inaccettabile. Mi arrabbiai più con lo chef che con lui… “Cassanata” l’ho inventato io“.
Sulle sue esperienze: “Se vai all’estero devi capire dove lavori, la comunicazione è tutto. In Spagna comandano le radio e i giornali influenzano il pubblico… Non devi appoggiarti a nessuna fazione. Ogni giorno i giocatori leggono: quando allenavo l’Inghilterra avevo 80 giornalisti in sala stampa, pressione devastante. Mi preparavo le risposte una settimana prima… In Russia avevo un interprete, in Cina ben sei. In Italia è stato tutto influenzato dai social, non mi piace come si comunica“.
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