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L’ex centrocampista dell’Inter, Esteban Cambiasso, nel corso di un’intervista concessa a ‘La Repubblica’, ha raccontato degli interessanti dettagli in merito al triplete conquistato nel 2010 con la maglia nerazzurra: “C’era una cosa che veniva tirata fuori ogni gara. Chi se ne frega se un giocatore come Stankovic è italiano o no? Ciò che conta è il suo interismo, e uno attaccato come lui alla maglia è merce rarissima. Confesso che le critiche sull’Inter troppo “straniera” mi disturbavano. Parliamo un po’ di quegli uomini. A Samuel era bastata una stagione sfortunata al Real Madrid perché gli appiccicassero la patente di brocco. Un brocco Samuel! Walter non è mai stato un chiacchierone, ma non c’era bisogno di parole per capire quanto tenesse alla rivincita. Lucio lo stesso, il Bayern lo aveva mandato via a calci nel sedere. Poi Sneijder. Eto’o era stato trattato come una pedina di scambio per arrivare a Ibra. Motta e Milito avevano fatto parte di grandi squadre, ma da gregari. Maicon aveva vinto in Brasile col Cruzeiro, gli mancava l’affermazione sulla scena come a noi che eravamo lì da un po’ di anni – Pupi, Deki, Julio, io – e avevamo portato a casa solo scudetti. Il segreto di quella squadra va ricercato negli uomini, e nelle loro motivazioni”.
L’argentino, poi, si è soffermato su uno dei principali artefici di quell’impresa, il tecnico Josè Mourinho: “Le polemiche di Mou? I toni erano studiati a tavolino. Mourinho premedita tutto, non va mai fuori di testa soprattutto quando sembra andare fuori di testa. La partita contro la Samp, quella delle manette di Mou? Io fui attento a non trascendere, duro nella sostanza ma accettabile nella forma, e dissi all’arbitro che aveva rovinato la partita. La mia squalifica si deve al rapporto di un’ispettrice della procura che scrisse di avermi visto colpire Gastaldello nel tunnel degli spogliatoi. Non era vero, Gastaldello stesso scrisse una lettera alla corte nella quale raccontava la verità e cioè che non ci eravamo nemmeno incrociati. Non venne presa in considerazione”.
“Non c’è stato un momento nel quale la squadra sia rimasta da sola con lui. Dopo la premiazione c’è un tale casino nello spogliatoio che non saprei neanche dove posizionarlo. Se devo giudicare in base all’abbraccio con Materazzi nel garage, quando scoppia in un pianto dirotto, io credo che Mourinho abbia scientificamente evitato un addio ufficiale. Lasciare quell’Inter gli costò moltissimo da un punto di vista che generalmente nasconde. Quello umano”, ha concluso Cambiasso.
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