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“Leggendo le dichiarazioni e gli articoli molto enfatici che riguardano solo alcune partite dell’indagine sul Calcioscommesse condotta nel 2010-2011 sembra che l’ex-calciatore Giuseppe Signori sia stato riconosciuto innocente per tutti i fatti e quasi una vittima della giustizia. Non è assolutamente così”. Lo ha detto il giudice di Milano Guido Salvini riguardo alcuni articoli di stampa dopo due assoluzioni dell’ex bomber della Nazionale. Il magistrato, che quando era in servizio a Cremona seguì l’indagine sul Calcioscommesse, spiega che “non si può dimenticare, per dare un’informazione completa, che per il filone principale che riguardava decine di partite e l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, e cioè i reati principali contestati a Signori con ruolo di organizzatore, vi è stata la sentenza del 15 dicembre 2020 del Tribunale di Cremona di cui tanto l’imputato quanto i suoi difensori hanno taciuto“. “A Cremona nei confronti di Signori e degli altri imputati non vi è stata assoluzione ma sentenza di prescrizione; prescrizione cui Signori avrebbe potuto rinunciare accettando di confrontarsi ‘sportivamente’, per usare una metafora calcistica, con il merito delle accuse“, aggiunge Salvini.
Poi ancora: “Le accuse che, mi permetto di ricordare, si basavano su fatti molto rilevanti: i rapporti con i corruttori dell’Est europeo, le riunioni con i capi di Singapore anche presso l’abitazione dello stesso Signori, i foglietti autografi con la contabilità delle partite manipolate su cui giocare, l’accreditamento da Singapore di ingenti somme su conti svizzeri relative alle corruzione dei giocatori e alle vincite su varie partite truccate, le società appositamente costituite all’estero oltre alle dettagliate chiamate in correità degli altri imputati del gruppo dei ‘bolognesi'”.
Poi la conclusione: “Questo è scritto negli atti e nella richiesta di rinvio a giudizio. Ma la prescrizione ha salvato tutti, compresi gli imputati confessi. Quanto al fatto che i Tribunali, dopo un rimbalzo di competenze tra Cremona, Bologna e Roma e con ben due conflitti in Cassazione e lo spezzettamento dei processi in molte sedi, impieghino dieci anni senza nemmeno riuscire a iniziare il dibattimento in un’indagine così importante e in cui decine di imputati avevano confessato, anche i corruttori cosiddetti Zingari dell’Est Europa, è solo una conferma del fallimento della nostra giustizia che si presenta in campo solo, per usare un’altra metafora calcistica, dopo il fischio di chiusura dell’arbitro rendendo impossibile il completo accertamento dei fatti“, conclude Salvini.
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