Calcio

Calciopoli, Antonio Giraudo fa ricorso alla Corte Europea Diritti dell’Uomo

Il pallone della Serie A Tim 2017-2018 - Foto Antonio Fraioli

Calciopoli non è ancora finita. Quattordici anni dopo l’inizio dello scandalo, Antonio Giraudo, al tempo amministratore delegato della Juventus e sospeso a vita a seguito di “Calciopoli”, ha deciso di fare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, rappresentato dagli avvocati Jean-Louis Dupont e Amedeo Rosboch. Antonio Giraudo ha presentato ricorso alla CEDU, chiamata a risolvere questioni giuridiche che riguardano l’essenza dello Stato di diritto: l’Italia ha violato l’art. 6 della Convenzione (che garantisce l’accesso a un tribunale precostituito per legge e il diritto ad un giusto processo) per aver consentito alle federazioni sportive la creazione di giurisdizioni disciplinari non “precostituite per legge”, che hanno lasciato al ricorrente e ai suoi avvocati soltanto 7 giorni per predisporre le difese, lasso di tempo insufficiente anche solo per la semplice lettura di un fascicolo di oltre 7000 pagine. E ancora, per aver sottoposto queste giurisdizioni disciplinari alla stessa autorità alla quale era sottoposta la procura, ossia l’organo che ha istruito e sostenuto l’accusa“.

Questo è quanto si legge in una nota, in cui viene inoltre spiegato che “La CEDU dovrà anche decidere se la “durata ragionevole” sia stata violata, tenuto conto che i procedimenti innanzi alle autorità giudiziarie dello Stato italiano sono durati più di 13 anni, e stabilire se la legge n. 280/2003 costituisca una violazione dell’art. 6 della Convenzione. Questa legge prevede che le giurisdizioni dello Stato non abbiano il potere di annullare le decisioni delle giurisdizioni disciplinari sportive, laddove la giurisprudenza della CEDU stabilisce che il cittadino debba sempre poter ricorrere ad un giudice che abbia potere di “piena giurisdizione“”.

SportFace