L’ultimo capitolo di questo campionato tutt’altro che prevedibile ha regalato agli azzurri la gioia del secondo posto e, conseguenza più che rilevante, il sogno Champions League senza spareggi. La lotta per lo scudetto, che si è conclusa tre giornate fa con l’incoronazione della Juventus, non ha sfiancato il Napoli. I partenopei, nonostante il recupero in extremis della Roma, non hanno concesso nulla ai giallorossi. La squadra di Luciano Spalletti ha dovuto inchinarsi alla formazione di Maurizio Sarri e si è accontentata dei preliminari di Champions. Il Napoli, in questa straordinaria stagione, ha dimostrato di poter competere per il tricolore e di poter dire la sua anche in Europa. Il suo gioco aggressivo, tutto sviluppato sulle fasce e con la difesa alta, ha messo in difficoltà quasi tutte le rose di serie A; il pressing costante, il possesso palla, gli scambi veloci e il recupero in rapidità della sfera, ricordano in qualche modo il Barcellona di Pep Guardiola, imitato da molti.
Se, gli azzurri sul piano del gioco, sembrano avere pochi rivali, devono però fare i conti con un altro aspetto, altrettanto importante: la squadra non è ancora in grado di dare continuità. Nell’anno dei record, con Sarri che ha superato sia Mazzarri che Benitez (entrambi avevano totalizzato 78 punti) arrivando a 82 punti, con 79 gol in campionato e con 25 vittorie, pare che riuscire comunque a filare dritti sul binario della mentalità vincente non sia cosa semplice per gli azzurri.
Il primo posto, gelosamente custodito fino al match con la Juve a febbraio, ha mostrato un Napoli stratosferico e non soltanto per i numeri eccezionali di Gonzalo Higuain. Poi qualcosa si è rotto, la squadra si è trasformato, ha accusato la stanchezza di una stagione ad altissimo livello e ha cominciato a perdere colpi e partite. Le brutte sconfitte, con annesse brutte prestazioni, contro Udinese e Inter hanno infranto ogni speranza per lo scudetto e la sfida contro la Roma, che ha riaperto la lotta al secondo posto per i giallorossi, ha dato prova di quanto siano problematici, per i partenopei, i cali di tensione. L’intensità con cui affrontano ogni match e la capacità mentale di gestire i risultati non hanno avuto stabilità e costanza. Gli episodi in cui avrebbero dovuto chiudere una partita e sono stati invece poi beffati nel finale per troppa noncuranza ed errori di distrazione, non sono così rari. Quella di quest’anno, nonostante i momenti bui e qualche pecca, resta comunque una stagione d’oro, col Pipita che stasera sotto ad una pioggia scrosciante al San Paolo, grazie alla tripletta rifilata al Frosinone, non è soltanto il capocannoniere incontrastato del campionato, ma ha anche eguagliato e superato il record di Nordahl al Napoli, con 36 reti.