Il Crotone sta disputando un campionato di serie B straordinario e vede sempre piĂ¹ vicino la serie A, ma in societĂ le acque non sono così tranquille. A creare scompiglio e’ stata la decisione della Procura antimafia di Catanzaro che ha deciso di fare ricorso contro la decisione del tribunale di Crotone che non ha accolto la richiesta di confisca beni per circa 800 milioni ai fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna, rispettivamente presidente ed amministratore delegato del Crotone. Proprio il presidente Vrenna è titolare di una societĂ che opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti e non non vuole essere catalogato come mafioso e passa al contrattacco: “se ci dovesse essere qualche perverso disegno inteso a neutralizzare quanto, con sacrificio ed impegno, si sta portando avanti per dare un risultato storico per la cittĂ di Crotone è bene che si sappia che io e mio fratello Gianni non ci arrenderemo mai a tentativi di prevaricazioni strumentali e vili”. La rabbia del presidente della squadra calabrese è tanta e ci tiene a precisare che non è un mafioso, ma bensì una vittima della mafia. E poi rincara la dose: “si insiste a fare titoli sulla scalata del Crotone in serie A e sulla contemporanea titolaritĂ della squadra da parte di imprenditori collusi. Tutto questo e’ grave, oltre che palesemente ingiusto e illegittimo”. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia nella loro istanza alla Corte d’appello di Catanzaro chiedono che sia riconosciuta la “pericolositĂ sociale” di Vrenna, nonostante sia stato assolto con sentenza definitiva (dopo una condanna in primo grado) da un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa risalente ad una decina di anni fa. I pm prendono spunto, tra l’altro, dalla sentenza assolutoria d’appello per sostenere la loro tesi in quanto, all’epoca, i giudici di secondo grado avevano scritto che Vrenna, “per realizzare i propri interessi e’ disposto a tutto, a commettere falsi e abusi e anche a fare affari con persone che sa o intuisce essere losche (rectius ‘ndranghetisti) ma tutto ciĂ², nei suoi piani, e’ di importanza secondaria”. Ma non sono tanto le accuse della Dda, a creare preoccupazione nel patron crotonese, ma sono le notizie di stampa che “enfatizzano il ricorso della Procura e allo stesso tempo banalizzano il doppio controllo giurisdizionale che, sulla richiesta della Procura, si e’ risolto in termini positivi, nel senso che e’ stato riconosciuto, si ribadisce, giurisdizionalmente che i fratelli Vrenna sono stati, e lo sono tuttora, vittime di angherie e vessazioni delinquenziali mafiose e non giĂ ’ conniventi”. La preoccupazione del presidente del Crotone è che tutto questo possa incidere sul rendimento della squadra.