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“Colgo l’occasione per rivolgere un invito ai nostri tesserati: vogliamo tutti giocare a calcio, ma prima di essere atleti dobbiamo essere cittadini coscienziosi e continuare ad osservare le disposizioni e le cautele necessarie per contenere le diffusione di questo maledetto virus. Lo abbiamo già fatto dopo il lockdown, dobbiamo continuare a farlo”. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, si fa sentire in seguito ai primi casi di Covid-19 della nuova stagione calcistica, con quattro giocatori del Cagliari e uno della Roma positivi.
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“La congiuntura internazionale impone massima attenzione – ha sottolineato il numero uno della FIGC in un’intervista a Il Messaggero – mi preoccupano i comportamenti irresponsabili. Dobbiamo assolutamente evitarli”. Per quanto riguarda la richiesta per la revisione dei protocolli sanitari ha aggiunto: “Quello dell’invasività fisica dei tamponi è un problema reale. Abbiamo fatto una richiesta per ridurne il numero, mantenendo sempre un altissimo livello di controlli di garanzia e responsabilità . Mi auguro che questa richiesta possa trovare accoglimento prima dell’inizio dei campionati. Credo che adottare il protocollo stilato a maggio per pochi mesi andava bene, ma per una stagione intera è insostenibile”.
Novità negative invece per quanto riguarda la riapertura degli stadi: “Purtroppo l’andamento dei contagi non consente in questo momento di fare passi in avanti in questa direzione, almeno per quanto riguarda i grandi numeri. Il calcio senza tifosi è uno spettacolo monco, ma dobbiamo renderci conto di quello che sta accendendo. Noi siamo pronti, non appena le condizioni lo consentiranno faremo tutto il necessario”. E sulla ripartenza dell’attività dilettantistica e giovanile, infine, si è dimostrato soddisfatto: “Il quadro normativo di riferimento e l’ente che dà l’autorizzazione sono differenti. La ripartenza dei dilettanti rappresenta un grande successo della FIGC perché abbiamo lavorato con il Dipartimento Sport sullo schema già adottato per l’attività amatoriale. Perché per i professionisti si fa più fatica? E’ un discorso diverso perché innanzitutto si tratta di un’attività nazionale e non regionale e perché esistono rapporti di lavoro subordinato. Andiamo avanti con lo stesso impegno di sempre affinché, sempre tutelando la salute degli addetti ai lavori, anche il protocollo per i professionisti diventi meno invasivo e più facilmente applicabile”.
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