“Devo dare atto al ministro Spadafora che la sua prudenza, ai più apparsa eccessiva, ci ha consentito di partire al momento giusto. Gli riconosco un senso di responsabilità verso tutti gli italiani e il rispetto verso il mondo del calcio“. Sono queste le parole di Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, concesse ai microfoni di Radio Anch’io Sport su RadioUno. “Malagò? Ha manifestato più volte la sua posizione, l’ho visto distaccato, forse eccessivamente preoccupato dall’idea che potevamo essere l’unica federazione a ripartire per quanto riguarda il gioco a squadre. Questo non ha aiutato il percorso ma credo che avrà avuto le sue ragioni”, ha affermato Gravina commentando l’operato del presidente del CONI. Il numero uno della FIGC spende qualche parola anche per Paolo Dal Pino, presidente della Lega di Serie A: “Abbiamo vissuto momenti di grande tensione, grande preoccupazione ma insieme abbiamo scoperto la possibilità di fare squadra ed è quello che auspico nei rapporto con le Lega di A e con tutte le componenti del mondo del calcio”.
Gravina come tutti auspica un miglioramento della situazione epidemiologica, con conseguente ritorno agli stadi: “Se l’evoluzione della curva epidemiologica ce lo consentirà, vedere i nostri tifosi dentro gli stadi è l’ultimo tassello che potrebbe dare un senso concreto, reale di ritorno alla normalità. A chi la precedenza? Io devo preoccuparmi di garantire, seguendo le indicazioni del CTS, di consentire l’ingresso all’interno degli stadi, poi i rapporti devono gestirli le società. L’auspicio è che ci sia un ritorno alla più assoluta normalità, significherebbe aver superato questo momento di difficoltà. Per ora limitiamoci ad auspicare l’idea di cominciare a far entrare un po’ di tifosi all’interno dei nostri stadi, come sta accadendo nel mondo della cultura, del teatro, sia all’aperto che al chiuso”.
Le sue dichiarazioni si chiudono lanciando un appello ad ogni singolo componente del sistema calcio: “Tutti insieme oggi abbiamo una grande responsabilità verso il calcio come sistema. Ciascuna componente deve fare un piccolo passo indietro per farne tantissimi in avanti. Bisogna alzare l’asticella della qualità del nostro sistema: una riforma di sistema non è più procrastinabile, è urgente e indispensabile, un’esigenza reale che dobbiamo realizzare. E’ arrivato il momento di dare un senso a questa crisi, sarebbe gravissimo farsi sopraffare da questa crisi senza governarla e senza prendere spunto da questo momento per creare i presupposti di una vera e propria riforma, che non significa abbandonarsi a una riforma legata ai numeri delle partecipanti ma che indichi la strada di una nuova cultura sportiva perché valori, visioni e prospettive vengono prima dell’attività che si svolge”.