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“Il calcio risente dell’impatto delle regole dell’economia di mercato. Quando si parla di sostenibilità c’è confusione, è un termine abusato e inflazionato: spesso si confonde con la crescita”. Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, nel corso della presentazione del libro di Michele Uva e Maria Luisa Colledani “Soldi vs. idee. Come cambia il calcio fuori dal campo”. “La crescita implica necessariamente un valore. Quando si lavora solo sulla crescita e non sui costi, si fa un disastro: non ci può essere un’azienda solida e sostenibile con un rapporto di questo genere”, spiega. “La crisi economica legata alla sostenibilità non riguarda solo l’Italia: il calcio italiano vale 1,3 miliardi per il nostro Paese, lo 0.58% del PIL, ma ha dei problemi, lo sappiamo, ha un disavanzo che supera i 4 miliardi di euro, che vengono coperti dai proprietari delle società”.
“Il Decreto Crescita è stato un disastro per il calcio italiano – prosegue Gravina – perché non crea premialità per il calciatore italiano. Se pensiamo di uscire dalla crisi con piccoli provvedimenti normativi federali o di governo, credo che non sia il modo migliore”. “Dalla crisi si esce solo cambiando direzione, con una nuova cultura e una filiera del mondo del calcio. Questo significa fare sistema e questo è quello che hanno intuito all’estero”, aggiunge.
Sul progetto delle squadre B, Gravina ha dichiarato: “Non si è arenato. E’ un progetto che bisogna riprendere e sarà fatto nel giro di 15-20 giorni, proprio oggi abbiamo istituito un tavolo tecnico. Bisogna riformare il calcio italiano, un mondo che ha una dimensione straordinaria che merita di essere valorizzata nei suoi due asset fondamentali, giovani e infrastrutture: sono gli unici che creano patrimonializzazione nei club”.
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