La difensore della Juventus e della Nazionale Lisa Boattin si racconta a “Storie di Serie A”, su Radio TV Serie A con RDS, partendo dal traguardo delle 200 presenze con la Juventus Women. “La nostra è una storia che inizia da quando ero bambina e sognavo di giocare indossando questa maglia. Per me è un privilegio indossarla. Ho vissuto notti magiche allo Stadium, in tutti gli stadi d’Italia e anche in Europa. È un numero incredibile, mi auguro altre 200 presenze. Essere una bandiera della Juventus è un privilegio e un orgoglio. La Champions? Verrà il giorno in cui una squadra italiana potrà vincerla. Me lo auguro e mi auguro che la Juventus possa avere questo obiettivo in futuro. Bisogna alzare il livello della Serie A anche con le strutture, crescere come sistema per fare esperienza soprattutto a livello internazionale“. Ecco perché gli stadi sono anche un’esigenza del calcio femminile: “Investire su una struttura privata credo possa essere un modo per far crescere il movimento. Anche piccoli stadi, non penso ci sia bisogno di 40mila persone. Oggi qualcosa sta cambiando, a livello di tempistiche non saprei dire quanto tempo serva per allinearsi del tutto al calcio maschile. All’estero le cose sono molto più veloci, dovremmo seguire la scia e adattarci a quello che viene fatto negli altri campionati“.
Un anno fa Boattin ha reso pubblica la relazione con la compagna di squadra Linda Sembrant. “In Italia non sai mai come possano prendere una notizia del genere, soprattutto considerando che a livello culturale il calcio è visto più come sport maschile – ha confessato – La mia compagna era più tranquilla perché in Svezia è accettata come situazione, come dovrebbe essere in verità . Qui ha fatto molto clamore e perciò qualcosa deve ancora cambiare. Per me era una cosa normalissima, ma sapevo che per altri non lo sarebbe stato“. Sulla Nazionale invece: “È il secondo sogno, una delle ambizioni più grandi di sempre. Il Mondiale del 2019 in Francia ha tracciato un solco tra il prima e il dopo. Sentivamo che il Paese ci supportava, vincere aiutava a vincere. In Nuova Zelanda e Australia il gruppo era bellissimo, simile a quello del precedente mondiale, ma tanti piccoli problemi dopo quel ko con la Svezia sono venuti fuori. Sarebbe stato meglio dopo il 2019 cavalcare l’onda, a partire dagli investimenti. Il ct Soncin? Ci dice che ovunque andiamo lo facciamo per vincere. Mai sentito la parola perdere da quando è arrivato. Ci trasmette fiducia“.