“Facile dire che chi gioca a calcio fa parte di un’élite e il rischio depressione non lo tocca: purtroppo non è così”. Sono queste le parole di Elena Linari, difensore della Nazionale e dell’Atletico Madrid, la quale non si stupisce alla denuncia del sindacato mondiale giocatori professionisti sul raddoppio dei sintomi depressivi in tempo di emergenza coronavirus. “Fortunatamente, io non ho mai affrontato una situazione del genere – racconta l’azzurra, al telefono con l’ANSA – Ma con le mia compagne parliamo spesso, la nostra paura è il dopo, quando tutto sarà finito, quando ci sarà il vuoto: che facciamo? Chi siamo? In questo sono, siamo un’eccezione: non abbiamo mai affrontato il mondo del lavoro, dobbiamo reinventarci. E per una donna che punta tutto sul calcio senza quei guadagni che ti garantiscono il futuro, quel vuoto può essere più pesante”.
Questa quarantena, così come afferma Linari, è una sorta di preludio di quando la carriera sarà veramente finita: “Capisco come per qualche calciatore o calciatrice questa lunga e improvvisa assenza dal campo possa rappresentare un’anticipo di quel vuoto che ci fa paura”. Per affrontare questo disagio, soprattutto mentalmente, si può ricorrere a un mental coach: “Il mental coach mi è stato di grande aiuto quando arrivata all’Atletico sono finita per un certo periodo in tribuna: andavo al campo e ogni parola del coach mi sembrava uno sparo. L’ho superata cercando il lato positivo. Non direi fosse depressione, che è cosa davvero serie: ma in quei momenti davvero non sapevo in che direzione andare”.