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Una volta separate dal Vallo di Adriano, adesso anche da come affrontare il calcio ai tempi del coronavirus. Scozia e Inghilterra, così simili e allo stesso tempo così differenti. Nel giorno in cui la Scottish Premiership dichiara all’unanimità la fine della stagione 19/20 e assegna il nono titolo di fila al Celtic, la Premier League ammette che la ripartenza preventivata al 12 giugno potrebbe essere posticipata di un altro po’.
Differenze filosofiche neanche troppo sottili: in Scozia, dove già una settimana fa si era capito come sarebbe andata a finire, ha prevalso l’interesse generale del rischio zero; in Inghilterra si prova fino all’ultimo a far proseguire lo spettacolo del torneo più ricco del mondo in qualsiasi modo. Anche se, persino in caso di un pieno successo del Project Restart, il rischio di vedere almeno per un altro anno Anfield, Old Trafford e il resto dei teatri di Premier League senza platea è più che concreto, così come le resistenze e le diffidenze dei giocatori alla ripartenza non accennano a diminuire.
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Sopra il Vallo di Adriano, invece, sono state anche annunciate le sentenze di stagione: Celtic campioni (con 13 punti di vantaggio sulla solita rivale cittadina e nazionale), Rangers e Motherwell ai preliminari di Europa League e Hearts of Midlothian retrocessi e pronti a fare causa alla Scottish Premiership. Anche se l’aver votato per l’impossibilità ad andare avanti, magari sperando nel blocco delle retrocessioni, non agevola il club della parte ovest di Edimburgo in vista di una battaglia legale.
Questioni che sembrano persino piccole rispetto a quelle su cui ancora si dibatte in Premier League. Non solo sul dettaglio (non economico e sociale) di far vedere le partite in chiaro anche sulla Bbc, ma anche e soprattutto su i concetti fondamentali e tempistiche di base dell’eventuale ripartenza. “Siamo flessibili, potremmo anche non partire il 12 giugno”, l’ammissione di Richard Masters, il Ceo della lega calcistica più televista nel mondo. Differenze concettuali: in Inghilterra non si sa quando si ripartirà mentre in Scozia è già tutto finito. Lo spirito scozzese sempre più indipendentista si è riversato anche nel football.
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