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Succede di tutto in Portogallo. Nel match tra Porto e Arouca, al 91′ l’arbitro ha cancellato grazie al Var un calcio di rigore precedentemente assegnato ai Dragoes per un presunto fallo su Taremi. Ma lo ha fatto senza aver visto le immagini a causa del malfunzionamento della tecnologia in campo. Il direttore di gara ha deciso così di annullare il penalty dopo una lunga conversazione telefonica con i colleghi presenti nella sala Var. Tutto regolare: il protocollo infatti prevede l’uso di un walkie talkie in caso di guasto tecnico del monitor. Ma non è l’unico motivo che ha generato polemiche nella Primeira Liga. All’Estadio Do Dragao, con i padroni di casa sotto 1-0, il direttore di gara ha concesso ben 17 minuti di recupero, diventati 22 a seguito di un rigore concesso (e sbagliato) e di un gol al 109′ da parte del Porto.Â
La raccomandazione dell’Ifab per compensare il tempo perso durante le partite di calcio sta trovando effettiva realizzazione nelle partite dei principali campionati europei. Gli arbitri stanno seguendo l’orientamento dei Mondiali di calcio in Qatar, quando le partite durarono ben oltre i classici 94′ di media a cui siamo abituati. In Qatar il recupero medio fu di 10′ circa. In questo inizio di stagione i minuti di recupero sono all’incirca (sempre di media) 10′ in Champions League, 9’12” in Europa League e 10’08” in Conference. In Portogallo, nell’ultimo turno di campionato tra Porto e Arouca, però si è andato oltre.Â
Un episodio che non è piaciuto al Benfica. “È assolutamente urgente affinare i criteri e garantire la trasparenza. È necessario presentare, in modo chiaro e obiettivo, le ragioni dei 17 minuti di recupero nella partita FC Porto-Arouca. E si spieghi, altrettanto, quali ulteriori giustificazioni esistano per far proseguire la partita fino ai 22 minuti supplementari oltre i 90!”, si legge nel comunicato del Benfica, pubblicato da A Bola e Record.
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