“Non mi posso nemmeno permettere una lavatrice, lavo i miei jeans da solo, lavo tutti i miei vestiti. Le mie mani sono dure come se lavorassi in una fattoria”. Emmanuel Ebouè parla così al Mirror, quotidiano britannico, che lo ha intervistato negli scorsi giorni. Il difensore ivoriano, che ha un passato con le maglie di Arsenal e Galatasaray tra le altre, si trova al momento svincolato e in una situazione economica davvero tragica. Per lui, dopo il divorzio con la moglie, ha avuto inizio un periodo durissimo a cui non è stata ancora messa la parola fine, che ha portato nell’ivoriano uno stato di depressione tanto forte da spingerlo più volte a pensare al suicidio.
“Ho perso tutto, non ho il coraggio di aprire la porta di casa – ha detto Ebouè -. I soldi che guadagnai in quel periodo li girai tutti a mia moglie per far crescere i nostri figli. In Turchia ho guadagnato otto milioni di euro e a casa ne finirono sette. Non posso nemmeno vedere i miei tre figli e al processo ho perso tutti i soldi che mi erano rimasti, adesso non ho nulla e non posso neanche pagarmi un avvocato. Consegnare la casa? Non voglio, ogni tanto spengo la luce. Non voglio fare sapere di essere lì dentro. Ho paura. Solo Dio può aiutarmi. In questo momento accetterei l’aiuto di chiunque, ma se l’Arsenal volesse darmi una mano sarei veramente tanto, tanto felice. Magari potrei aiutare i giocatori più giovani. Quando vedo i miei ex compagni ancora nel mondo del calcio sono felice per loro, ma mi vergogno della mia situazione. Non nascondo che in passato ho anche pensato al suicidio”.