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A causa della diffusione della pandemia di Covid-19, che ha messo in ginocchio gli ospedali africani, Bidemi Aluko, ex portiere della nazionale femminile, è stato costretta ad interrompere la chemioterapia per il cancro al seno. Il brutto male le era stato diagnosticato di nuovo a gennaio del 2019 e le era stato prescritto un ciclo di cure di un anno e un eventuale intervento, nonostante avesse già effettuato la mastectomia nel corso della prima diagnosi nell’aprile del 2017, per la quale aveva dovuto dire addio al mondo del calcio. “L’ospedale di Ibadan, dove stavo facendo la chemio, ha detto ai pazienti con patologie pregresse di stare alla larga, perché devono occuparsi di persone i cui casi sono considerati critici, quindi non ci posso più andare”. Queste le dichiarazioni della Aluko che è stata costretta a rivolgersi ad una clinica privata, terminando, però, proprio il mese scorso, i fondi che le erano rimasti. “Non ho i soldi per pagare le nuove cure – ha spiegato l’ex calciatrice – e mio marito, che era stato il mio sostegno finanziario, ha perso il lavoro a causa del Coronavirus e quindi non può più aiutarmi. La Federazione nigeriana ha davvero fatto tanto per me, fornendomi il denaro iniziale per i trattamenti e anche se ho finito il mio denaro, non voglio essere un peso”. A luglio dell’anno scorso il politico locale Ibrahim Olarenwaju, sentendosi toccato dalla storia della Aluko, aveva proposto al governo un disegno di legge che garantisse una copertura sanitaria a tutti i calciatori nigeriani, ma la proposta non è ancora stata approvata. Olarenwaju ha dichiarato che si tratta solo di un ritardo fisiologico ed è fiducioso che la situazione dovrebbe sbloccarsi a breve per permettere all’ex calciatrice di riprendere le cure.
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