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“Faceva molto caldo quel giorno, l’umidità era superiore all’85% e già nel riscaldamento capivo che sarebbe stata dura. Bevevo acqua per rinfrescarmi ma era come se non lo avessi fatto. Alla fine del primo tempo ci siamo riposati e abbiamo bevuto; durante il secondo tempo, però, non riuscivo a sentire niente, mi parlavano e non capivo cosa mi dicevano. Il giorno dopo mi hanno portato all’ospedale. Io dicevo che stavo bene, ma hanno insistito: mi hanno fatto un elettrocardiogramma per vedere come il mio cuore reagiva allo sforzo fisico e mi hanno fatto anche le analisi del sangue. I risultati erano nella norma“. E’ il racconto di Janny Sikazwe, l’arbitro che aveva fischiato la fine della sfida di Coppa d’Africa tra Tunisia e Mali con 5′ di anticipo.
Decisivo per il direttore di gara anche un intervento divino: “Ho rischiato di tornare nello Zambia in una bara. La gente mi ha riempito di critiche, ma tutto è dipeso dal colpo di caldo. Mi hanno chiesto chi mi ha detto di far terminare la partita in anticipo: io penso che sia stato Dio. Nel giro di cinque minuti sarei potuto cadere in coma. Non è facile vedere tutto quello che è stato detto su di me, ma questa è la vita. È stata una situazione che non avevo mai vissuto. Sono rimasto deluso ma sono il primo ad essere frustrato per quello che è successo. E non voglio rivedere la partita”.
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