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E’ passato alla storia l’intervento killer di Roy Keane durante un derby di Manchester che ha messo fine alla carriera di Alf-Inge Haaland, il padre dell’attaccante del Borussia Dortmund. Tutto nasce da un diverbio di tre anni prima, quando il norvegese accusa Keane di aver simulato un infortunio portando alla reazione di quest’ultimo. “Non mi sono mai pentito di nulla di ciò che ho fatto su un campo da calcio. Mai, neanche una volta” ha dichiarato l’ex centrocampista, il quale però ammette che certi cartellini rossi avrebbe potuto evitarli: “A volte sono stato espulso e ho abbandonato la squadra e i compagni”.
“Per me scendere in campo era una battaglia. Andavo sul terreno di gioco per far male agli avversari? Ma certo e non ho mai chiesto scusa per questo -aggiunge Keane- . Anche gli avversari cercavano di far male a me, ma non ho mai piagnucolato, ‘oh, povero me’. Ma non sono mai andato in campo in vita mia con l’intenzione di infortunare appositamente un avversario. È accaduto? Ma è ovvio, quando fai un contrasto in mezzo al campo, le possibilità che qualcuno si faccia male sul serio sono tante”.
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