Un giovane di appena 17 anni è stato arrestato per gli insulti e le minacce rivolti la scorsa settimana sui social a Kai Havertz e alla moglie Sophia. L’episodio si è verificato dopo la sconfitta dell’Arsenal contro il Manchester United che è costata ai Gunners l’uscita di scena dalla FA Cup. Come riportato dalla BBC, la polizia della contea di Hertfordshire ha comunicato che al ragazzo, proveniente da St. Albans, sono stati contestati i messaggi malevoli e di abusi online. Il 17enne è stato poi rilasciato su cauzione, mentre le indagini sono ancora in corso. A denunciare l’accaduto era stata la stessa Sophia, che nelle proprie storie di Instagram ha diffuso due messaggi che il giovane le aveva mandato in privato dopo la partita in questione.
Insulti social a Havert e alla moglie, cosa è accaduto
Come detto, l’episodio è avvenuto in seguito alla partita tra Arsenal e Manchester United della scorsa settimana e valida per la FA Cup. Nell’occasione, i Red Devils hanno avuto la meglio ottenendo il passaggio del turno dopo i calci di rigore. Havertz ha vissuto una serata decisamente storta, fallendo una ghiotta occasione per chiudere la contesa già entro i tempi regolamentari contro uno United che era anche in inferiorità numerica. In più, l’attaccante tedesco ha fallito il proprio rigore nella successiva lotteria. Un epilogo che ha scatenato la rabbia del 17enne in questione, che è andato decisamente oltre il limite.
Il giovane non si è fermato agli insulti, ma, come dimostrano gli screen pubblicati dalla moglie di Havertz, ma si è spinto minacciando di morte il figlio non ancora nato della coppia. I due, infatti, stanno insieme dal 2018 e si sono sposati lo scorso anno, con Sophia che ha annunciato la gravidanza lo scorso novembre.
Le reazioni di Sophie Havertz e di Arteta
Commentando i due screen pubblicati, Sophia aveva scritto: “Per chiunque pensi che scrivere cose del genere vada bene… Sono scioccata. Dovete vergognarvi di voi stessi. Non sono nemmeno sicura di cosa dire, ma, vi prego, siate più rispettosi. Siamo meglio di questo”. A confortare il proprio giocatore e la moglie, denunciando l’accaduto, è stato anche il tecnico dell’Arsenal, Mikel Arteta: “È incredibile, dobbiamo fare qualcosa perché accettare questo e nasconderci ha conseguenze terribili. Dobbiamo estirpare dal nostro sport questi comportamenti cinici che dipendono dal risultato di un’azione. Siamo tutti responsabili di questo tema molto serio, che colpisce me, Kai e chiunque in questo ambiente. Possiamo accettarlo, ma ci sono dei limiti che vanno delineati”, aveva dichiarato nei giorni scorsi.
Da Walker a Boris Johnson: la piaga degli insulti sui social
Come ha sottolineato Arteta, e come ormai tristemente noto da molti anni, quella degli insulti sui social è una vera e propria piaga che riguarda in larga parte il mondo del calcio. L’ambiente che circonda questo sport, infatti, è sicuramente uno dei più tossici dell’intero panorama sportivo. Uno degli ultimi casi che aveva fatto particolarmente scalpore ha riguardato Kyle Walker, terzino del Manchester City e grande obiettivo del Milan. A inizio dicembre, infatti, dopo la sconfitta contro la Juventus, il giocatore inglese è stato bersagliato di insulti sui propri profili social.
Anche in quel caso, la denuncia era arrivata direttamente dal giocatore, tramite le storie di Instagram: “Nessuno dovrebbe mai essere soggetto al tipo di abusi vili, razzisti e alle minacce che ho ricevuto online a partire dalla partita di ieri sera – aveva scritto –. Instagram e le autorità devono impedire che ciò accada per il bene di tutti coloro che stanno subendo questo tipo di abusi. Non è mai accettabile”.
A sottolineare quanto l’argomento sia sentito ma anche presente Oltremanica, nell’estate del 2021 l’allora primo ministro britannico, Boris Johnson, era intervenuto in prima persona contro gli insulti razzisti di cui sono stati vittima alcuni giocatori inglesi dopo la finale degli Europei persa contro l’Italia. I giocatori “meritano di essere trattati da eroi”, non coperti da “insulti razzisti sui social media”, aveva aggiunto. Infine, rivolgendosi agli autori: “I responsabili di questi spaventosi abusi dovrebbero vergognarsi”.