L’incredibile storia di Omar Elabdellaoui. Il difensore del Galatasaray, pronto, dopo anni, al suo ritorno in campo, ha rilasciato un’intervista al The Guardian, raccontando l’incidente che l’ha tenuto lontano dal terreno di gioco. “Era la vigilia del capodanno 2020, dopo l’esplosione di un fuoco d’artificio vicino alla faccia, pensavo solo di avere qualcosa nell’occhio. Poi ho sentito la faccia bruciare e tutto era nero. I metalli mi erano penetrati nella pelle e nei bulbi oculari. Più il tempo passava, più avevo paura. Non osavo dormire. Non appena ho avuto un po’ di luce dopo alcuni giorni nell’occhio sinistro, avevo paura di dormire come avevo paura del buio, quindi avevo paura di chiudere gli occhi“. Il calciatore norvegese dopo l’accaduto si è dovuto sottomettere a 11 interventi per la ricostruzione della cornea dell’occhio.
Poi ha continuato a raccontare il proprio stato d’animo in quel periodo: “Anche quando ero completamente giù e sentivo che la mia vita era rovinata, ho comunque mantenuto la disciplina. Avrei potuto piangere e sprofondare, ma ho fatto tutto quello che dovevo fare. Gli allenamenti, nonostante vedessi solo da un occhio, mi hanno salvato, mi hanno tenuto in vita. Senza quello non sarei stato in grado di sopravvivere fino in fondo, è stata la mia vera via di fuga. Ho iniziato ad allenarmi presto e ho pensato che sarei tornato a giocare“. Poi ha concluso rivelando il suo lento ritorno alla vista: “È stato davvero speciale, non so come esprimerlo a parole. Puoi provare a immaginare ma non credo sia possibile per nessun altro che non sia stato nella mia posizione. Stavo togliendo il cerotto e avevo un po’ di vista. Stavo chiudendo l’occhio sinistro e potevo effettivamente vedere la mia mano sul lato destro. È stato un miracolo, come un sogno che si è avverato. Non pensi mai che vedere sia un sogno, lo dai per scontato“.