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Provate ad immaginare una Roma di un futuro più o meno prossimo chiamata a scegliere per la panchina tra l’ex Lazio Tommaso Rocchi (ottimo lavoro con le giovanili biancocelesti) e la leggenda Daniele De Rossi. Ovviamente si tratta di un esempio poco probabile (eufemismo) e svuotato di fondamento per la piazza capitolina, eppure in casa Barcellona la situazione in corso non è poi così diversa da quella prospettata. Al momento, dopo il clamoroso tonfo per 8-2 contro il Bayern Monaco nei quarti di finale di Champions League, i candidati più forti per prendere il posto di Quique Setien sembrano essere due: Mauricio Pochettino e Xavi. Il primo, ex Espanyol sia da calciatore che da allenatore, due anni fa ha giurato: “Non allenerò mai il Barcellona, il legame con l’Espanyol è troppo forte“. Ed effettivamente lo è: 260 presenze da calciatore in due esperienze diverse e cinque stagioni da tecnico alla guida dei periquitos. Non male ma non sufficiente per non cambiare idea. E il ribaltone di qualche settimana fa in effetti è sospetto: “Allenare il Barcellona? Mai dire mai“. Se un indizio però non fa una prova, due iniziano a dare concretezza alla suggestione dei vertici blaugrana. D’altronde il segretario sportivo del Barcellona è Ramon Planes (accostato però alla Roma), anche lui ex Espanyol e grande amico dell’ex allenatore del Tottenham. Nel frattempo i tifosi blaugrana si scatenano su twitter dopo l’umiliazione di Lisbona: “Pochettino? Bartomeu dovrebbe dimettersi due volte”. Di sicuro al presidente non manca il coraggio.
E l’altro nome è quello di Xavi, prodotto di una Masia che negli ultimi anni ha deluso le aspettative. Più di 500 presenze e una bacheca ricchissima in blaugrana. Quella di Xavi è la classifica figura dell’allenatore-bandiera, l’anti Pochettino e il segno della continuità blaugrana all’insegna dell’appartenenza. “Sarebbe un privilegio allenare il Barcellona. Mi piacerebbe avere una specie di Dream Team, con Jordi Cruyff, Carles Puyol e alcuni dei calciatori di questi anni”, ha dichiarato nei giorni scorsi l’attuale tecnico dell’Al-Sadd. Insomma, sembra essere corsa a due tra gli opposti. Il rivale e la bandiera, un taglio netto col passato e con la base più tradizionalista o un segno di continuità con la politica che portò a Guardiola. In ogni caso però sarà rivoluzione. E in vista delle elezioni presidenziali del 2021, la rivoluzione indosserà anche la veste della mossa elettorale. In un senso o nell’altro.
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