Diciamoci la verità, aprendo la classifica della Liga spagnola ciò che ci si attende sempre di vedere è il Real Madrid o il Barcellona in vetta con l’Atletico lì ad inseguire e a tentare, di rado, il colpo gobbo come gli è riuscito in un paio di occasioni nel corso dell’ultimo decennio. Due imprese memorabili, quelle messe a segno dalla formazione di Diego Simeone. Il dominio da parte di questo trio è talmente divenuta una prassi che sono addirittura undici anni da quando una squadra diversa dalle citate non riesce a infilarsi tra le prime tre della classifica a fine campionato. L’ultima è stata il Valencia, squadra dalla tradizione importante, che riuscì ad arrivare in terza posizione nella stagione 2011-2012.
Guardando ora la classifica, dopo dodici giornate, viene probabilmente automatico da fare un immediato refresh della pagina pensando ad un errore. Sì, perché in testa alla Liga c’è il Girona. Una squadra di storia ad alto livello ne ha poca, dato che questa è solamente la quarta partecipazione nella massima divisione spagnola. La svolta? Risale al 2017, quando il club viene rilevato per il 47% dal City Football Croup, la società fondata da Mansur bin Zayd Al Nahyan e Khaldun al-Mubarak che controlla anche il Manchester City e diverse altre squadre tra cui il Palermo. E i rosanero staranno probabilmente sognando un futuro proprio come quello del Girona, che dopo essere stata promossa due anni fa e aver chiuso la passata stagione in decima posizione (vicina alla qualificazione in Conference League), ora è davanti a tutti con 31 punti ottenuti per mezzo di 10 vittorie, 1 pareggio (contro la Real Sociedad) e 1 sconfitta (netta, contro il Real). I Blancos inseguono a -2, il Barcellona a -4 e l’Atletico a -6.
A dirigere il club, una rete di catalani guidata – ovviamente – da un Guardiola. Non Pep, ma Pere, fratello del tecnico e già parte del club ancor prima dell’ingresso della nuova maggioranza. Ma il segreto è la squadra, allenata da Miguel Ángel Sánchez Muñoz, noto come Michel. Un mix di veterani e giovani talenti che permette di esprimere un calcio fatto di tocchi rapidi, filtranti e voglia di far gol. D’altronde il progetto City Group segue un metodo che parte da Manchester per poi raggiungere tutte le altre squadre ‘controllate’. Lo dimostrano i viaggi che queste fanno in direzione Inghilterra per studiare al meglio i Citizens di Pep.
Ma non solo tecnica, anche atteggiamento. Lo si nota nelle rimonte messe a segno in questo avvio di annata calcistica, l’ultima proprio lo scorso fine settimana contro l’Osasuna, con un 2-1 che si è trasformato nel giro di pochi minuti in un 2-4 in trasferta nella fase finale di gara. Tra i marcatori anche quell’Artem Dovbyk che si sta rivelando l’arma in più della rosa: sei gol e quattro assist per il 26enne acquistato in estate dalla Dnipro. Non è l’unico ucraino a fare la differenza, perché vicino a lui opera anche Viktor Tsygankov. Un duo che non sta facendo rimpiangere Taty Castellanos, ceduto alla Lazio dopo una stagione da 14 gol in 37 gare ufficiali.
Non mancano i rinforzi arrivate da Manchester, a partire da Yangel Herrera e Yan Couto, così come uomini di esperienza come Daley Blind e il capitano Stuani, bandiera dell’Uruguay e con una breve parentesi anche con la maglia della Reggina nell’ormai lontanissimo 2008/2009. Nella retroguardia opera anche un’altra vecchia conoscenza del nostro calcio, quel David Lopez che si è reinventato difensore dopo essere stato perno del centrocampo del Napoli.
Durerà la favola? Chissà, le basi sono solide a partire dalla proprietà. Quasi certamente anche un inizio folgorante come questo, in cui la squadra di Michel ha il migliore attacco della Liga con 29 reti segnate, non basterà per tenere dietro a lungo le super potenze del campionato iberico, ma un’alternativa che possa dare una ventata di freschezza e novità a questo campionato sarebbe senza dubbio apprezzata.