Il gol della staffa, “l’ombrellino nel long drink” per usare una frase tanto cara a Nicola Roggero, telecronista di Premier League per Sky, un sinistro per il definitivo 4-1, dopo due assist e una partita pregevole, nel match verità del suo Manchester City contro l’Arsenal, che permette ora ai Citizens di essere artefici del proprio destino. Erling Haaland ha raggiunto così quota 33 reti in una singola stagione di Premier, record di tutti i tempi per il norvegese nella massima serie inglese con 20 squadre, a 7 giornate dalla fine della stagione. Numeri sensazionali che uniti ai 12 gol segnati in Champions League – dove è ovviamente anche lì capocannoniere della competizione – e ai 4 nelle coppe nazionali permettono a Haaland di toccare quota 49 nel suo primo anno oltremanica. Tanti si aspettavano un impatto di livello per questa macchina da gol arrivata dal Borussia Dortmund ma i numeri raccolti nei primi otto mesi di City sono semplicemente spaventosi e senza una spiegazione logica.
Un vero cecchino che ora sogna i primi titoli pesanti di un palmares che vede “solamente” un campionato austriaco con il Salisburgo e due coppe nazionali sempre in Austria e in Germania con il Borussia. Troppo poco per un attaccante già capace di siglare da professionista nei club 203 gol, alla soglia dei 23 anni, in 234 partite e che ora vede alla portata l’incredibile “Treble”. A dividere il Manchester City dalla gloria, il derby in finale di FA Cup contro i cugini del Manchester United, ancora il Real Madrid nella semifinale di Champions League, già giustiziere degli inglesi nella drammatica doppia sfida dell’anno scorso, e una corsa in campionato in discesa per una macchina perfetta alla quale nelle ultime stagioni veniva imputata solamente l’assenza di un grande bomber nei momenti decisivi, arrivato in estate per portare sul tetto d’Inghilterra e soprattutto d’Europa un popolo che spera di ripetere l’incredibile impresa dello United di Ferguson nel 1999.