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Dani Alves non smette di far parlare di sé, nel bene e nel male. Il terzino brasiliano, giocatore più titolato della storia dopo aver segnato gli anni d’oro del Barcellona, oltre ai quattro trofei vinti con il Brasile, alla soglia dei 40 anni (li compirà il prossimo maggio) continua a calcare il rettangolo di gioco ed è attualmente sotto contratto con il Pumas, in Messico. Il ct della Selecao, Tite, lo ha convocato anche per i prossimi Mondiali in Qatar, una mossa che ha fatto storcere il naso ai tifosi verdeoro. Per quanto Dani Alves sia una vera e propria istituzione del Paese, infatti, la chiamata per il torneo calcistico più prestigioso del mondo non è sembrata una buona idea ai suoi connazionali.
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Oltre a ciò, come riporta AS, l’ex giocatore anche di Juventus e Psg è finito anche nel mirino della magistratura. Ovviamente non per la convocazione in Nazionale, bensì per alcuni aspetti poco chiari per la sua ONG fondata un paio di anni fa con l’obiettivo di promuovere il basket nel proprio Paese. Il classe ’83, invece di fondarne una nuova, ha optato per l’acquisizione di una già esistente, riconvertendola. Manovra che non è assolutamente illegale, ma semmai i problemi sono sorti riguardo dei fondi governativi incassati dalla ONG stessa dal valore di circa un milione di euro. Per ricevere un sostegno dalle istituzioni, la legge brasiliana prevede che un’organizzazione sia attiva da almeno tre anni, mentre quella acquistata da Dani Alves, dal punto di vista economico, era ferma da cinque.
Quindi, non c’erano tutti i requisiti necessari per incassare i fondi governativi. Ad ogni modo, il quotidiano brasiliano Folha ci tiene a precisare che il presidente dell’ONG non è Dani Alves, ma Mauricio Carlos, figura ben nota alle autorità in quanto qualche anno fa era stato imputato per malversazione dei fondi della Federazione Brasiliana di Lotta.
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