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C’è solo una cosa che Pochettino non è riuscito a fare in cinque anni di Tottenham: vincere. E chi più di José Mourinho ha la storia per garantire quella mentalità vincente necessaria per permettere agli Spurs di tornare a sollevare un trofeo dopo quasi dodici anni? Pochi, forse nessuno. Deve averlo pensato anche Daniel Levy a cui è bastata una notte per decidere il successore di Mauricio Pochettino. Cinque stagioni, mai fuori dalle prime cinque in classifica, un gioco spumeggiante, una finale di Champions League raggiunta e il dato più insostenibile per la dispendiosa gestione degli spurs: zero trofei. Questi i numeri della carriera dell’allenatore argentino alla guida degli Spurs dal 2013, nel momento in cui bisognava ricostruire le fondamenta della squadra dopo un anno di transizione successivo alla faraonica cessione di Gareth Bale al Real Madrid che, vuoi il caso, aveva appena salutato proprio Josè Mourinho. Sliding doors, vecchi rancori e un lavoro da costruire per superarli. Josè Mourinho si trova per la prima volta nella sua carriera a dover fare i conti con una promessa non mantenuta. “Non allenerò mai il Tottenham, amo troppo i tifosi del Chelsea“, disse nel 2015 mentre nel suo recente periodo da opinionista ha speso parole al miele per chi lo ha preceduto sulla panchina: “Mauricio ha trascorso quattro anni molto buoni con gli Spurs, li ha portati in finale per la Champions League ma con loro non ha vinto un trofeo. Mi dispiace molto per lui, ma penso che il tifoso inglese sia molto leale e sappiano quando le persone danno tutto. Sono un po’ diversi rispetto ad altri paesi, dove conta solo la vittoria“.
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NON SOLO CHAMPIONS – La qualificazione alla massima competizione continentale e la vittoria di un trofeo sono ovviamente gli obiettivi stagionali numero 1 per il Tottenham di Mourinho, al momento distante undici punti dalla quarta posizione. Ma il quarto posto non è l’unico banco di prova per la gestione Mourinho. Sono tre i big del Tottenham in scadenza di contratto nel 2020: Alderweireld, Vertonghen ed Eriksen. Convincere il trequartista danese a restare e a resistere alle lusinghe provenienti dalla Liga sarà uno dei grandi obiettivi per il manager portoghese. Stavolta nemmeno la bontà del progetto basterà per convincere il classe 1992 a restare a Londra. Eriksen, alla soglia dei 28 anni, non ha ancora vinto un trofeo da quando ha lasciato l’Ajax. Mourinho si gioca le sue carte provando a fare quel che gli è riuscito meglio fare nella sua carriera: vincere. Stavolta dovrà farlo in un club dove gli ‘zeru tituli’ sono il tabù da combattere. Da dodici anni.
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