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Bojan Krkic ha lasciato il calcio un anno fa. Per anni considerato come l’erede di Messi in blaugrana, l’ex attaccante – con un passato anche con Roma e Milan – è tornato a casa per occuparsi delle giovanili del Barcellona. Venerdì sarà disponibile su Rakuten TV il documentario ‘Bojan, oltre il sorriso’, che racconta la sua carriera e gli attacchi d’ansia che lo hanno colpito e che hanno condizionato la sua esperienza da calciatore. A chi gli chiede quale sia il ruolo principale, Bojan risponde semplicemente: “Empatizzare”. “La questione economica incide molto perché le società stanno come stanno ed è quasi obbligatorio puntare sui giovani. La situazione fa correre tutti troppo e tutti dovremmo fermarla – spiega ad AS –Parliamo di ragazzi in età formativa, bambini con cui dovremmo parlare”, spiega Bojan. Il documentario “era qualcosa che ho sempre desiderato fare. Volevo spiegare quello che ho vissuto. Il motivo delle mie decisioni dà un messaggio positivo. Non è un documentario solo per tifosi di calcio, va oltre, parla di situazioni personali e insegna che Messi non è l’esempio”. Già Messi non è un esempio, ma Bojan chiarisce il concetto ad AS: “Né Messi, né Cristiano, né Rafa Nadal sono casi ordinari, non possono essere l’esempio per i giovani. Sono straordinari. Quel tipo di successo è riservato solo a loro. Il successo può essere applicato a molti scenari”. E aggiunge: “Per me Sergio Canales è un atleta di successo perché si è rotto tre volte il ginocchio ed è arrivato in Nazionale. Joselu, a 33 anni, è arrivato a Madrid. Questo è successo”. E svela: “In carriera mi sono divertito poco, a dire il vero…Mi sono divertito moltissimo nel calcio di base, quando ero piccolo”.
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