E alla fine arriva l’undicesima di fila. Il Bayern Monaco salva una stagione fallimentare, Tuchel probabilmente salva la panchina e ora potrà progettare il futuro in Bavaria dopo questi mesi di assoluto disastro. In qualche modo, però, col suicidio del Borussia Dortmund (2-2 interno col Mainz senza obiettivi) la Bundesliga resta nelle mani dei bavaresi, che vincono all’ultima giornata a Colonia ma soffrendo e soltanto al 90′ col gol di Musiala da batticuore e approfittano delle disgrazie altrui, prendendosi un titolo, il numero 33 in Germania, che sembrava ormai irraggiungibile. E alla fine, forse, il sapore è ancora più dolce, anche perché da queste parti a vittorie del genere non ci sono abituati.
Una serie di pareggi che sono costati l’esonero di Nagelsmann, scelta folle per il momento in cui è stata presa, poco prima dei quarti di Champions in cui la squadra, con il nuovo allenatore appena arrivato, è stata spazzata via dal Manchester City. Da lì in avanti le cose sembravano mettersi per il meglio quantomeno in campionato, non in Coppa di Germania dove è arrivata l’ennesima delusione con la clamorosa eliminazione ai quarti in casa col Friburgo. Ma in Bundesliga il Bayern era riuscito a ritrovare la vetta, seppur con margine ridotto nei confronti di un BVB che non ha mai mollato. Il destino nelle proprie mani fino alla debacle interna col Lipsia, un 1-3 in rimonta che con il successo del giorno dopo dei gialloneri è costato il sorpasso a 90′ dal termine.
Vincere e pregare, non è certo nello stile e nella tradizione di una corazzata. Che quest’anno, per una volta, ha imparato cosa vuol dire soffrire, dipendere da un risultato altrui, sbagliare scelte e partite. Una dirigenza vista da sempre come saggia e oculata, ma che nel 2023 non lo è certo stata. Eppure, il Bayern ne può uscire paradossalmente rinforzato: se quando sbagli poi vinci comunque… La lezione, però, è quella di tornare a programmare con attenzione e competenza, affidandosi a un allenatore in cui si crede aspettandolo anche nei momenti meno buoni, consci del fatto che con una rosa così competitiva alla lunga si fa la differenza. Ma per il momento, è tempo di festeggiare: è il titolo più insperato, per questo forse anche il più bello di questa serie impressionante che dura ormai da undici anni. Ma che imporrà, è chiaro, molte riflessioni e qualche cambiamento.