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“Barcellona? Mi ha davvero infastidito che mi abbiano definito ormai troppo vecchio. E che non potevo più giocare ad alti livelli, all’altezza di una grande squadra. Questo è ciò che mi ha davvero dato fastidio. Da un punto di vista professionale non mi è dispiaciuto lasciare Barcellona, specialmente per come è andata. Koeman mi ha detto per telefono che non contava su di me”. Queste le dichiarazioni di Luis Suarez, centravanti dell’Atletico Madrid, che ha trascinato i colchoneros in testa alla classifica della Liga con i suoi 16 gol. Ora alla vigilia della gara di Champions League contro il Chelsea, l’uruguaiano ha parlato a France Football anche della sua famiglia: “Eravamo in Catalogna da sei anni, i miei figli avevano i loro amici e le loro abitudini a Barcellona: è stato difficile. Tanto più durante una pandemia, che ha reso difficile socializzare e conoscere nuove persone a Madrid. Diviene impossibile fare attività con altri bambini in queste condizioni. Però occorre anche vedere il lato positivo: non sarei stato felice dove le persone non mi volevano più – ha proseguito il giocatore – Credo sia fondamentale essere forti mentalmente. È molto importante avere la consapevolezza di sentire di avere i mezzi per capovolgere anche le situazioni più complicate. Questa è sempre stata una delle mie caratteristiche: non mi sono mai arreso, neanche quando ho vissuto momenti difficili. È questo modo di essere e di fare che mi ha spinto a scegliere una nuova destinazione. Sapevo che avrei potuto giocare. Fra le motivazioni principali che mi hanno spinto a Madrid c’è stata la voglia di dimostrare qualcosa. Tutti dovevano sapere che si poteva ancora contare su di me. È una questione di autostima. E così dopo tutti questi anni al Barça, ho voluto e saputo far ricredere tutti quelli che pensavano non facessi ancora la differenza ai massimi livelli”.
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