“La Champions è sempre stata ed è tuttora il torneo più importante e prestigioso e oggi è ancora più importante perché ci sono più partite che in passato. Per quanto riguarda il segreto del mio successo… non posso dirlo con certezza. Forse, un elemento chiave è che ho allenato due club che tengono molto a questo trofeo. Non è un caso che sia il Milan che il Real Madrid siano tra i club di maggior successo nella storia di questo torneo, che rappresenta il trofeo più importante per entrambi”. Carlo Ancelotti si esprime così sulla Champions League in una lunga intervista concessa al sito ufficiale della UEFA.
Il tecnico italiano si poi sofferma sul rapporto che c’è con il Real Madrid: “Non so che impronta abbia lasciato nel club… Quanto a me, il Real Madrid mi ha fatto capire, giorno dopo giorno, che alleno quella che oggi è la più grande squadra di calcio del mondo. È proprio grazie a come si è comportato il club in questo torneo. Fin dagli anni ’50, il Real Madrid ha scritto la storia di questo torneo, contribuendo a creare la sua fama indiscussa”.
“Penso che in qualsiasi rapporto interpersonale sia necessario essere onesti con se stessi e presentarsi esattamente per come si è. Rispettare il giocatore va bene, ma penso che sia molto più importante rispettare la persona che c’è dietro. Questo è il mio approccio generale. Non sono solo un allenatore, sono una persona che fa l’allenatore. Il mio carattere si è formato crescendo con le persone che considero i miei mentori: a cominciare dai miei genitori, ma anche i miei insegnanti e allenatori. Con i miei giocatori mi comporto sempre pensando a loro prima di tutto come a delle persone”, ha aggiunto l’allenatore dei Blancos.
Ovviamente non si può tralasciare il discorso Jude Bellingham, protagonista di un incredibile avvio di stagione dopo il trasferimento in estate: “Ha assolutamente superato le aspettative, soprattutto in termini di gol. Ha segnato molto e si sta ambientando benissimo. È molto giovane, ma anche molto maturo: ha una personalità e un carattere forti, che lo hanno aiutato a entrare al Real con tanta sicurezza. Sì, non sembra un ventenne. Credo che l’esperienza in Germania lo abbia aiutato molto e lo abbia reso ancora più maturo”