“La filosofia si può applicare al calcio? Ovviamente. Non c’è un collegamento diretto, e può essere un po’ complicato, ma quello che mi piace fare è mescolare esperienze e cose che a volte provengono da ambiti diversi. Ciò che ho ottenuto dai miei studi all’università è un modo di pensare, di provare a pormi molte domande. Probabilmente, come allenatore, questo è stato uno dei fatti che ho mantenuto come eredità dei miei studi, e dei filosofi che ho studiato, voglio continuare a pormi delle domande”. A dirlo, in un’intervista ad AS, è Francesco Farioli, allenatore dell’Ajax, parlando della sua laurea in filosofia. “Non si comincia mai da zero, e non solo nel calcio, ma in generale – dice a proposito dei suoi punti di riferimento -. Sei sempre influenzato, influenzato dall’educazione, da ciò che vedi e soprattutto da ciò che ti piace. Penso che questo sia l’impatto più profondo che puoi avere. E poi tra tutte le idee e tutte le influenze che hai, penso che la parte migliore del nostro lavoro sia riuscire a mescolarsi. Puoi aggiungere un paio di cose, puoi togliere qualcosa e alla fine non c’è un solo modo di giocare a calcio, ce ne sono tanti. La parte più importante, credo, è cercare di trasferire ciò che è più vicino alla tua visione, al modo in cui sei e al modo in cui credi”.
E ancora: “Il calcio è ciclico. C’è una frase famosa, vero…? ‘La storia si ripete’. Penso che anche il calcio attraversi dei cicli. Vorrei usare qualcosa di Hegel, che studio, che è tesi, antitesi e sintesi. Il calcio è un po’ così. La nuova sintesi è la tesi che abbiamo; e la nuova antitesi, la nuova sintesi. Ma c’è qualcosa che rimarrà sempre e un’altra parte che si muoverà costantemente. È come una spirale che cresce e diventa qualcosa di diverso, sempre più grande. Noi allenatori dobbiamo essere molto consapevoli di questi cambiamenti, del fatto che quello che ci porta a certi risultati oggi probabilmente non basterà per ottenere gli stessi domani”.