“Si è trattata di una protesta civile, come è normale che sia, ma ferma. Ed in questo c’è piena solidarietà. Già dalle mie esperienze quando era in presidente alla Lega di B, il tema era comunque drammatico, insostenibile e increscioso. 600 arbitri, uomini e donne, ragazze e ragazzi, che vengono picchiati e insultati sono una cosa insopportabile per una Paese civile”. Così il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, a margine di un evento a Brindisi, commentando la protesta degli arbitri nel corso dell’ultimo weekend, in cui sono scesi in campo con un segno nero sul visto per dire basta alla violenza verso la classe arbitrale. “Noi dobbiamo far bene la nostra parte – ha aggiunto il ministro –. Da un lato sono sicuro che la federazione farà quanto dovuto per inasprire le pene federali, e noi cercheremo di fare la nostra parte per configurare un reato che è collegato alla natura del ruolo arbitrale, che non è soltanto delicato, e che merita rispetto, ma è indispensabile, perché senza l’arbitro non si gioca. Ed è questo lo spirito con il quale ho detto che secondo me l’arbitro va equiparato ad un pubblico ufficiale”, ha concluso Abodi.