Intervenuto ai microfoni di “Radio Anch’io Sport” su RadioUno, Umberto Calcagno, presidente dell’Assocalciatori, ha parlato di quanto accaduto a San Siro tra Acerbi e Juan Jesus: “Si tratta di un episodio da condannare perché la lotta al razzismo va condotta senza se e senza me. Lungi da me banalizzare, ma allo stesso tempo non bisogna strumentalizzare. Credo che le parole di Juan Jesus a fine partita siano indicative: Acerbi si è scusato e le sue scuse sono state accettate. Francesco è uno dei ragazzi più buoni del nostro mondo: non va giustificato, ma ha riconosciuto subito l’errore“.
Calcagno ha poi aggiunto: “Nel nostro mondo c’è bisogno di un po’ di normalizzazione. Stiamo superando certi limiti, come dimostra quello che è successo a Immobile. Oltre a giocare troppo, c’è anche uno stress molto elevato per i giocatori, ma anche per allenatori e arbitri. Servirebbero calendari meno fitti e più serenità “.
Su una possibile riduzione della Serie A a 18 squadre invece: “Il merito sportivo e la passione dei tifosi vanno salvaguardati. Siamo spaventati dalla concentrazione di grandi ricchezze nelle mani di pochi club. Ciò non permette di ragionare sul numero di squadre in A, il che non significa restare a 20. Bisogna ragionare anche con gli altri campionati, così da evitare che eventuali slot in calendario vengano immediatamente riempiti dalle competizioni internazionali“.
Infine, Calcagno ha parlato della scarsa presenza dei giocatori italiani in Serie A: “Il nostro campionato ha un’impostazione esterofila, con il 70% del minutaggio riservato a giocatori non selezionabili per la Nazionale. Dobbiamo porci un problema come un sistema e bisognerebbe ricreare un sistema al nostro interno diverso da quello attuale: nel 2006 vincemmo i Mondiali con 70% di minutaggio di calciatori italiani“.