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In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Jean-Marc Bosman ha ricordato l’importanza della sentenza che porta il suo nome e che permise di liberalizzare la circolazione dei giocatori. L’ex centrocampista belga insistette infatti per trasferirsi al Dunkerque dopo la fine del suo contratto con il Liegi, senza che il nuovo club dovesse pagare un’indennità .
Si trattò di un verdetto storico per il sistema calcio, che però non fruttò nulla in termini economici a Bosman: “Solamente il sindacato internazionale dei giocatori Fifpro mi è rimasto vicino negli anni. Tra i giocatori in attività , invece, l’unico ad avermi aiutato è stato Adrien Rabiot“. Curiosamente, proprio il centrocampista francese beneficiò della sentenza Bosman per trasferirsi alla Juventus dal Psg, dopo esser stato messo persino fuori rosa una volta comunicato alla società la sua intenzione di non rinnovare il contratto.
“Fui un visionario. I miei avvocati erano scettici e sostenevano che fosse utopico bloccare il sistema. Io invece non capivo come mai tutti i lavoratori in Europea avessero garantita la libera circolazione, ma i calciatori no – ha proseguito Bosman, per poi raccontare un aneddoto relativo a Rabiot – Un giorno mi chiamò sua madre Veronique, dicendosi dispiaciuta che fossi stato abbandonato da tutti. Così venne a casa mia insieme ad un’amico e ad un suo altro figlio, dandomi un sostegno di 10mila euro. Uefa e Fifa? Dovrebbero prevedere su ogni trasferimento una percentuale – anche dell’0,01 per cento – per me“.
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