Il responsabile sport del Pd ed ex allenatore dell’Italvolley, Mauro Berruto, ha pubblicamente criticato la decisione di Roberto Mancini di accettare l’incarico come Ct dell’Arabia Saudita. “Ciascuno di noi è padrone del proprio destino, così come ciascuno di noi, addetti ai lavori o tifosi, deve poter essere libero di chiamare questa decisione nel modo che ritiene più opportuno. Per me, per esempio, si chiama vilipendio alla maglia azzurra”.
Poi ha proseguito: “Per tanti anni una Squadra Nazionale l’ho allenata anche io. Prima ho sognato di farlo, poi ho lavorato per anni in ruoli di staff, infine ho avuto in sorte il privilegio di fare il CT e portare la Squadra Nazionale del mio Paese ai Giochi Olimpici. Anche nel mio caso quella irripetibile storia finì con delle dimissioni, il 29 luglio 2015. Ricordo ogni istante, con un dolore di cui parlai allora, che non passa e credo non passerà mai. Rassegnai le dimissioni spiegando il perché, con una lettera dove scrivevo che ritenevo (e ancora ritengo) alcuni valori non negoziabili: il rispetto delle regole e della maglia azzurra. Lasciai la Nazionale e anche la pallavolo, perché sapevo che non sarebbe stato possibile, con qualsiasi altra esperienza pallavolistica, avvicinarsi neanche lontanamente a quello che la maglia azzurra mi aveva dato e che ha rappresentato la più incredibile delle mie esperienze. Iniziai a fare altro. Sono passati otto anni e ancora faccio altro, non so se mai tornerò alla pallavolo”.
Poi ha concluso: “Presentarsi come nuovo CT di una nazionale senza storia calcistica a fronte di un contratto imbarazzante per quantità di denaro è una scelta legittima. Ci mancherebbe. Forse semplicemente sbagliavo. Forse tutto, davvero tutto, è negoziabile. O forse no”.