“Allora era possibile per una famiglia farsi carico di una squadra di calcio, che si identificava anche con una città. Oggi il grande calcio è un affare che riguarda la finanza internazionale, i grandi protagonisti sono petrolieri arabi, magnati russi, fondi d’investimento americani. Tutto legittimo, ma lontano dal territorio, dall’appartenenza, dalla passione sportiva. D’altra parte è un processo inevitabile, viste le cifre in gioco”. Questo è il pensiero di Silvio Berlusconi, intervistato da ‘Milano e Finanza’. L’ex presidente del Milan, attuale patron del Monza, ha commentato criticamente l’evoluzione delle proprietà calcistiche, facendo riferimento alla perdita di ‘appartenenza’ al calcio e alle Nazioni di riferimento. Amarezza tangibile di Berlusconi, sebbene il processo in questione sia inevitabile secondo la sua ideologia, prendendo in considerazione le necessità finanziare di ogni club. Berlusconi chiaro con le sue dichiarazioni pubbliche, in ricordo di un calcio che non esiste più.
Berlusconi: “Il calcio è un affare per petrolieri, magnati e fondi: non c’è appartenenza”
Silvio Berlusconi - Foto European People's Party CC BY 2.0