Domenica 7 febbraio, allo stadio Ciutat de Valencia, Luis Enrique ha tagliato il traguardo delle cento panchine con il Barcellona, non contando i gettoni da allenatore della squadra B. Un record niente male, reso ancora più importante dai numeri che lo accompagnano: in cento presenze il tecnico ha portato a casa ben 251 punti, frutto di 80 vittorie, 11 pareggi e sole 9 sconfitte. I goal realizzati sotto la sua gestione sono stati ben 282, quasi il quadruplo delle 72 reti subite.
Numeri da capogiro per il tecnico di Gijón, che quattro anni fa fallì a Roma il suo primo esame di maturità. Dal Barcelona B sbarcava nella capitale un tecnico promettente ed innovativo, che però aveva ancora tutto da dimostrare. La sua idea di calcio non riuscì ad essere applicata, così l’anno successivo se ne tornò in Spagna tra la generale indifferenza giallorossa. Lo ingaggiò il Celta Vigo, che concluse la stagione al nono posto centrando l’obiettivo salvezza senza nessun affanno e rilanciando l’immagine di Luis Enrique. L’eredità di Guardiola forse era la più scomoda che in quel momento un tecnico potesse raccogliere, ma Lucio, forte della sua lunga esperienza in Cataluña da giocatore, non si spaventò di fronte a questa nuova avventura che in un solo anno si rivelò essere la sua consacrazione.
I tifosi juventini ricorderanno bene la notte dello scorso 6 giugno, quando il Barcellona di Luis Enrique alzò nel cielo di Berlino il suo terzo e più importante trofeo stagionale, la Champions League, dopo aver vinto tutto in terra spagnola. Come se non bastasse, questo triplete, ottenuto tra l’altro dominando in lungo e in largo, è stato arricchito dalla successiva Supercoppa Uefa e dalla Coppa del mondo per club. Non a caso l’allenatore blaugrana è stato onorato dei tre premi individuali Miglior allenatore della Liga, Miglior allenatore dell’anno IFFHS (International Federation of Football History & Statistics) e FIFA World coach of the year. La stagione attuale, sta confermando lo strapotere della sua squadra, che ha dominato il girone di Champions, stravinto la prima partita della Copa del Rey ed è primo in campionato. Sarebbe troppo scontato e banale sminuire il suo lavoro attribuendo il merito soltanto ai suoi super calciatori. È vero che in campo non ci va l’allenatore, ma è anche vero che per gestire ed organizzare una squadra di campioni ed ottenere i numeri precedentemente citati ce ne vuole. Luis Enrique non avrebbe potuto desiderare primi cento giorni migliori.