Calcio

Atalanta, Gasperini al Corsport: “Ho pensato al Napoli. Zaniolo? Lui a scommettere su di noi”

Gian Piero Gasperini
Gian Piero Gasperini - Foto Tiziano Ballabio / IPA Sport / IPA

Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta, ha rilasciato un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport, raccontandosi a 360 gradi: “Che allenatore sono? Uno che copia. Osservo, prendo appunti e sono attento a tutto e tutti. Sono stronzo con gli stronzi e buono con i buoni: non sopporto le ingiustizie e sono poco diplomatico. Anche gli arbitri hanno imparato a conoscermi e si rapportano in modo diverso. Devo ammettere che il loro è diventato un mestiere impossibile, colpa del regolamento che troppo spesso non è chiaro: sui contatti e i falli di mano non si capisce più nulla“.

In Serie A e nelle coppe si giocano due differenti sport. Le decisioni del Var vanno disciplinate una volta per tutte. Un’altra cosa che mi fa andare fuori di testa è la simulazione: è gravissimo se un giocatore cade per un respiro. Detto questo, il calcio senza contatto diventa brutto. Ti rendi conto che oggi il giocatore che tocca più palloni con i piedi è il portiere? Il gioco speculativo lo trovo orribile. Il calcio non è all’indietro, ma portato in avanti” ha proseguito.

Zaniolo? È stato lui a scommettere su di noi. Un giorno telefona Borriello e mi fa: “Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia”. Gli ho chiesto chi fosse e lui ha detto Zaniolo. Ne ho parlato con D’Amico e Percassi e, visto che il ragazzo mi piace, è arrivato – ha aggiunto Gasperini, che poi ha parlato dell’offerta del NapoliSì che ci ho pensato, anzi in alcuni momenti della stagione credevo che fosse arrivato il momento di lasciare Bergamo. Ma alla fine abbiamo vinto l’Europa League e ha prevalso l’Atalanta. E a Napoli ora c’è Conte, quindi i tifosi non devono essere dispiaciuti“.

Infine, un pensiero sull’eliminazione dell’Italia da Euro 2024: “È mancata la squadra, Spalletti non è riuscito a trasmettere certi principi e l’Italia era scarica. Non abbiamo mai avuto i Pelé o i Maradona, ma le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità e senso del gruppo. Noi italiani dopo una delusione butteremmo tutto a mare, invece dovremmo ripartire dalla lezione subita e farlo dai vivai. Se non riusciamo a far crescere i giovani è il sistema che è sbagliato“.

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