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Il 2 giugno 1946 l’Italia diceva sì alla Repubblica e nulla sarebbe più stato come prima – o quasi – a partire da quel lontano giorno di settantaquattro anni fa. Il 2 giugno è però una data che ha rivoluzionato qualcosa di molto meno “alto”, ma allo stesso tempo di grande rilievo nella nostra società . Stiamo parlando del mondo del calcio, ovviamente, visto che quasi centotrenta anni fa, nel 1891, veniva inventato definitivamente e inserito ufficialmente nel regolamento il calcio di rigore. E anche in quel caso nulla sarebbe più stato come prima.
DAGLI UNDICI METRI – A cominciare dalle tante finali e partite di enorme importanza che si sono decise proprio mediante questo espediente. Italia-Francia del 2006 è quella di cui abbiamo i ricordi migliori, Italia-Brasile del 1994 la delusione più grande. E poi, le partite di club: la lotteria tutta italiana di Milan-Juventus del 2003 a Manchester è l’esempio per eccellenza, ma non si finirebbe di elencare le altre partite di Champions, finali in primis, che hanno decretato un vincitore per mezzo dei tiri dal dischetto.
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LA SVOLTA – Penalty, in anglosassone. Ed è proprio nella patria del pallone, ma più precisamente in Irlanda, che bisogna tornare indietro fino al 1890, anno in cui una brillante intuizione nata quasi per caso fu prima sviluppata e poi, un anno dopo, trascritta ufficialmente nel regolamento di questo sport. Il padre del calcio di rigore fu un portiere, William McCrum, per nulla ricordato sul piano sportivo, ma personaggio chiave nell’evoluzione del gioco del calcio. A questo estremo difensore si deve infatti l’invenzione del calcio di rigore, ideato per evitare che i suoi stessi compagni difensori intervenissero con troppa irruenza sugli avversari: spesso e volentieri fuori tempo, smarcando così gli attaccanti a tu per tu coi portieri, oppure commettendo fallo e regalando così una punizione da posizioni incredibilmente favorevoli. Niente da fare, bisognava cambiare: un fallo commesso a ridosso della porta non può avere lo stesso peso di uno che si è concretizzato a centrocampo, e così l’Ifab approvò il 2 giugno la proposta della federazione irlandese: un rettangolo avrebbe delimitato un’area, detta di rigore per l’appunto, in cui ciascun fallo commesso dal difendente sarebbe stato punito con un tiro libero, dunque senza opposizione di avversari, col pallone fermo. Il classico tiro dagli undici metri, o meglio, il suo antesignano. La regola fu perfezionata nel corso degli anni e il calcio di rigore è diventato alleato o spesso nemico dei calciatori: serve freddezza, lucidità , ma soprattutto coraggio: ce lo insegna De Gregori, inutile aver paura di tirare un calcio di rigore, non è certo da questi particolari che si giudica un giocatore. Diciamo però che fino al 1890, per certi versi, essere un calciatore era un pizzico più semplice.
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