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Ma era calcio oppure tennis? La nascita della Nazionale, il 15 maggio 1910, fu un vero e proprio successo: era ancora un calcio primordiale, ma quando fece capolino per la prima volta la maglia azzurra ci si poté rendere conto di come quel’esordio fosse sotto una buona stella. 6-2 ai cugini della Francia all’Arena Civica di Milano e via libera alla storia meravigliosa dell’Italia del pallone, che tra alti e bassi vanta quattro Mondiali e un Europeo, finali vinte, perse, partite indimenticabili ed eliminazioni cocenti.
LA FIGC SI MUOVE – Sull’onda della creazione delle selezioni nazionali in diversi paesi del nord Europa, anche la Figc, dopo dodici anni di attività fin dalla creazione nel 1898, decise che era il momento di costituire la nazionale italiana. Il numero uno federale Luigi Bosisio, supportato dal segretario Arturo Baraldi, spinsero sull’acceleratore e già il 13 gennaio 1910 faceva capolino nella rivista ufficiale della Federcalcio, Foot-Ball, una dichiarazione programmatica del presidente: “Quest’anno anche l’Italia avrà la sua squadra nazionale composta da soli giuocatori italiani. La FIGC ha a questo d’uopo incaricata la Commissione Tecnica Arbitrale di mettere assieme una squadra che degnamente sappia rappresentare i colori d’Italia, colla speranza che la vittoria arrida agli undici valorosi atleti”.Â
SESSANTA MILIONI DI ALLENATORI – In Italia ci sono sessanta milioni di allenatori. Quante volte l’abbiamo già sentita questa? Di sicuro ogni qual volta sono state criticate le scelte di un ct, più o meno a ogni delusione legata ai colori azzurri, dunque spesso in estate, tra giugno e luglio negli anni pari, oppure come nel 2017 in pieno autunno. Nel 1910, quando ancora la Nazionale non era stata nemmeno messa in piedi di allenatori non ce n’era nemmeno l’ombra. Incredibile ma vero, neanche uno. E così la Figc, per selezionare nel miglior modo possibile i convocati per la prima partita dell’Italia, decise di affidarsi alla Commissione Tecnica Arbitrale, in grado di conoscere, per sommi capi, il livello tecnico dei giocatori che militavano nel campionato di Prima Divisione (l’antesignana della Serie A). Gli arbitri bene o male avevano diretto tutte le squadre, all’epoca le rose erano corte ed era possibile farsi un’idea di chi potevano essere gli uomini giusti per dar vita alla prima storica partita degli azzurri.
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PROBABILI E POSSIBILI – Era un altro calcio, altri termini, tutto diverso. La commissione tecnica era composta da arbitri che a loro volta erano stati calciatori e che, in più, appartenevano alle varie società italiane: c’erano tra gli altri Umberto Meazza dell’US Milanese, Alberto Crivelli dell’Ausonia, Giuseppe Gama Malcher dell’Inter. Proprio a Meazza fu dato l’incarico di allenatore per il match d’esordio. Intanto andavano definiti i convocati: si decise di costituire una lista di undici nomi con le prime scelte della commissione, chiamati i “probabili”, e altri undici, sulla carta le immediati riserve, che erano denominati i “possibili”. Furono messi alla prova per stabilire, all’interno di questa ristretta short list di ventidue convocati, quali dovessero essere i titolari per la prima partita della Nazionale: vennero giocate due amichevoli, vinte entrambe dai “probabili”.
IL CASO PRO VERCELLI – Nella lista non era presente alcun tesserato della Pro Vercelli, una delle squadre più forti dell’epoca, a causa della squalifica imposta dalla Figc dopo i fatti dello spareggio contro l’Inter, in cui la società piemontese, delusa per il fatto di dover giocare uno spareggio per il titolo contro i nerazzurri, per protesta schierò dei ragazzini, perdendo così lo scudetto. Nel frattempo la Federcalcio aveva preso accordi con i cugini d’oltralpe: la prima amichevole non poteva che essere Italia-Francia. La maglia scelta fu interamente bianca, pigmentazione neutra in attesa che si scegliesse il colore ufficiale l’anno successivo: come ben sappiamo, fu l’azzurro, predominante nello stemma dei Savoia. Meazza, il primo ct improvvisato, aveva scelto i titolari per l’appuntamento del 15 maggio 1910: dieci giocatori su undici furono scelti proprio dal gruppo dei “probabili”, soltanto Debernardi del Torino riuscì a fare il grande salto prendendo il posto di Bontadini dell’Ausonia.
GLI UNDICI PIONERI – Davanti ai quattromila spettatori dell’Arena Civica l’Italia si fece letteralmente beffe della Francia vincendo con un punteggio tennistico: 6-2 per gli azzurri con le reti di Lana (tripletta, suo il primo storico gol della Nazionale), Fossati, Rizzi e Debernardi, mentre per i transalpini andarono a segno Bellocq e Ducret. Ed è questo l’11 scelto da Meazza per la partita che diede i natali a uno dei punti fermi della vita di ciascun italiano: Mario De Simoni, dell’US Milanese, portiere. Francesco Calì dell’Andrea Doria, difensore e capitano. Franco Varisco dell’US Milanese, difensore. Virgilio Fossati dell’Inter, difensore. Attilio Trerè dell’Ausonia, difensore. Enrico Debernardi del Torino, centrocampista. Domenico Capello del Torino, centrocampista. Giuseppe Rizzi dell’Ausonia, centrocampista. Aldo Cevenini del Milan, attaccante. Pietro Lana del Milan, attaccante. Arturo Boiocchi dell’US Milanese, attaccante.
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