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Il 25 maggio 1953 Cernusco sul Naviglio regalava al calcio italiano Gaetano Scirea, Babsk ce lo avrebbe poi strappato nel 1989, ad appena trentasei anni, nel modo più atroce. Una carriera splendida quella del libero per eccellenza, piedi educati, senso della posizione, abilità difensive. Ma soprattutto, tanta correttezza e ancor più garbo, un’icona di signorilità e stile che difficilmente si rivedrà sui campi italiani. E che troppo presto ha lasciato un vuoto incolmabile.
Lo spessore del calciatore, quello dell’uomo. Gaetano Scirea, a detta di molti, è il massimo esempio quell’unione – sempre più rara nel mondo del pallone – tra un calciatore di alto livello e un uomo esemplare. E non è solo una narrazione buonista e trita, ma in questo caso si tratta di pura verità. Un’eccellenza del nostro calcio, capace di vincere, oltre ad alcuni scudetti con la Juventus di Trapattoni, una Champions League, una Coppa Uefa e un Mondiale, diventando capitano bianconero fino al ritiro. Una bandiera vera, un giocatore totale, ma anche una persona fuori dal comune, corpo estraneo in un mondo del calcio che, francamente, veicola spesso altri messaggi.
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“Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono, ma completava il repertorio con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi addirittura a match winner”. Scriveva così di lui un altro grande come Gianni Brera, parole mai più azzeccate per descrivere un difensore coi piedi da centrocampista, capace di unire, in un vasto repertorio, il lancio lungo e l’anticipo, il tackle e le percussioni. Con lui, si giocava sempre in dodici. Di certo, per causa sua non ci si trovava mai in inferiorità numerica, visto che, in sedici anni di carriera (quindici in A, uno in B con l’Atalanta) e 624 presenze coi club non ha mai rimediato un cartellino rosso. E dire che di ruolo era un difensore.
Della parola eccezionale si fa spesso abuso, ma Scirea eccezionale lo era. Nel senso più letterale del termine, una splendida eccezione nel mondo del calcio. E purtroppo, spesso tutte le cose che esulano dall’ordinario sono beffardamente destinate a durare di meno. Una terribile ingiustizia fu quell’incidente in Polonia: perché proprio uno come Gaetano? “Con Gaetano Scirea se n’è andata una delle facce più pulite del nostro calcio”, scriveva Gianni Mura, scomparso di recente. E allora buon compleanno, Scirea, e grazie di tutto. Ovunque tu sia.
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